330 CAPITOLO X. iantina nostrale (1). È bizantina la cattedra creduta di San Marco (2\ adorna di avorio come le sellae curules, e donata, a quel che porge la tradizione, dall’ imperatore Eraclio al tempio di Grado <3>. Di lavoro alessandrino è pure la cattedra, volgarmente detta ALTARE DI LEGNO DA FAMIGLIE LUCCHESI ACCOLTE CON PRIVILEGIO DI ORIGINARIA VENETA CITTADINANZA, ERETTO NEL LORO ORATORIO DEL VOLTO SACRO AI SERVI E CONSACRATO l’a. 1376. Disegno del Grevembroch. Gian Galeazzo Visconti conte di Virtù, di Massimiano, custodita ancora nel tesoro del duomo di Ravenna, e mandata in dono dal doge Pietro Orseolo II all’imperatore Ottone III (4>, il quale avea regalato il doge di duo imperiano ornamenta auro miro opere aeta. Nel dicembre del 1001, Giovanni Diacono recò a Ravenna cotesta cattedra, formata di tavolette d’avorio lavorate a rilievo : cathedra elephantinis artificiose sculpta tabulis. A Ravenna, nel museo, è pur la copertura d'avorio del secolo VI dell’evangelario che apparteneva ai camaldolesi di San Michele di Murano, anch’essa di provenienza orientale, egizia o siriaca. L’avorio si collega alcune volte con gli ornamenti a sbalzo in argento, come nelle coperte di un evangelario, opere bizantine del secolo X o XI, conservate nella chiesa di San Pietro di Carnia. Seguendo l'insegnamento bizantino. ma anche sotto l’influsso dell’arte carolingia (sec. IX e X) e romanica (sec. XI e XII), la lavoratura dell’avorio e dell’osso diventa una fiorente industria veneziana. Nel secolo XIII si trova già costituita una confraternità di petteneri ; e cofani, cornici, pettini, giuochi, selle scolpite in osso e dipinte, corni da caccia escono dalle botteghe veneziane. Non sembra quindi che a caso abbia, sullo scorcio del secolo XIV, scelta Venezia per sua dimora quel Baldassare di Simone d’A-liotto, del ramo fiorentino degli Em-briachi, il quale, pur tra le sue cure di banchiere e di agente politico di modo di aprire una bottega di lavori (1) Schneider, Ueber des Kairosrelief in Torcello und ihm verwandte Bildwerke, Wien, 1896. Nel 1893, nella tomba del vescovo di Torcello, Buono Balbi (f 1215), fu trovato un lituo di avorio. (2) Vedi addietro pag. 117, n. 1. (3) Sugli avori ricordati, e sulle teche argentee nel tesoro del duomo di Grado, opere del secolo V o VI, vedi i manuali di Ch. Diehl e di O. M. Dalton sull’arte bizantina. (4) C. Ricci, Raccolte art. di Ravenna, Bergamo, 1905, pag. 50.