228 CAPITOLO VII. Venezia, divenuta con la sagace direzione dei traffici e con la ben ordinata attività industriale una delle più importanti forze creatrici della vita economica d’Europa, toccava il sommo dell’opulenza. Si stimava, al dire di Tomaso Mocenigo, che più di mille patrizi possedessero una rendita annuale da dugento sino a cinquecento mila delle nostre lire. Precipua fonte di sì cospicua ricchezza era la navigazione, ed è ovvio che per la sicurezza, per la regola dei traffici e, con qualche eccezione anche per la convenienza della navigazione stessa, il Governo regolasse i viaggi, volendo si osservasse la consuetudine degli itinerari e stabilendo le mude, ossia le periodiche spedizioni delle flotte armate in mercanzia (di regola due viaggi all’anno), deliberando nei consigli della Signoria il tempo della partenza e la formazione delle flotte, le quali erano costituite di un numero di navi, variante a seconda dell’importanza commerciale della linea e del medio movimento delle merci, desunto dalla pratica : sei, otto, dieci galee e anche più. Per tutto l’evo mezzano le carovane partivano dalle lagune in pieno carico e vi ritornavano in pieno carico, dopo averlo cambiato una o più volte nei vari scali. Le flotte prendevano nome dalle mète de’ loro viaggi: della Tana, quella che salpava per Caffa e la Tana facendo coi Russi e i Tartari quel ricchissimo commercio che fu causa della rivalità di Genova con Venezia; di Siria, quella per la Siria e l’Asia Minore ; di Romania, quella per Costantinopoli e i porti della Romania e di Grecia; d’Alessandria d'Egitto, a cui era affidato il commercio con le coste egiziane; di Tunisi, che toccava gli scali della Barberia, e finalmente di Fiandra e d’Inghilterra, che percorreva la magnifica e ben celebrata linea di traffico, che, rasentando la Spagna e Tangeri, usciva nell’Atlantico e, navigando lungo le coste del Portogallo e di Francia, faceva capo a Bruges, ad Anversa e a Londra. Di più, ogni anno partiva per il Zaffo (Giaffa) una galea che portava i pellegrini in Terra Santa; ma in cotesta spedizione il Governo non aveva parte. S’ag-