LA TRASFORMAZIONE DEL COSTUME 489 pagare trecento lire, cento delle quali alla ragazza (1>. Nè il chiostro era asilo sicuro contro la corruttela, favorita dal costume, non ancora scomparso nel secolo XIV, che monache e frati convivessero nello stesso convento, o per lo meno abitassero in luoghi vicini (2). I giovani patrizi sceglievano i conventi per le loro imprese immorali, favoriti spesso da mezzane, che portavano literas et anibassiatas alle monache (3). Bastino per tutti gli esempi seguenti. Nel 1363, Pietro Baseggio, dal convento di Sant’Jacopo di Paludo, coll’aiuto di tre amici, trasse una monaca colia quale aveva sacrilega pratica (4>; nel 1382, Cecilia Barbaro, deposta da badessa del monastero di San Maffio nell’isola di Mazzorbo, era stata sostituita da Elisabetta Steno ; ma il patrizio Donato Barbaro, parente di Cecilia, andò a levare a lorza d’arme la Steno e la condusse a Venezia <5>; nel 1385, Niccolò Giustinian, fisico medico nel monastero di San Lorenzo, ebbe relazione con una monaca, et ex ea habuit filium, e la visitava di sovente, avendo fatto fare claves portarum ob impres-sionem sibi datarn in cera, cum quibus valves aperiebat (6>. Fin dal 29 giugno 1349 era stata approvata in maggior consiglio una legge contra illos qui committunt fornicationes in monasteriis monialium, e contro questi sacrileghi fornicatori, chiamati con nome espressivo monachini o moneghini, si appuntarono tutti i rigori dei magistrati, i quali ordinarono altresì che i cappellani delle monache avessero cinquantanni, e almeno sessanta i confessori, assegnati poi ai conventi dal doge stesso <7>. Dopo ciò s’intende come nell’età delle salaci novelle non corresse troppo buona la fama dei costumi veneziani, che fornivano argomento a satire maligne. Un poeta anonimo, facendo la rassegna delle donne che fan fallo in vari paesi italiani, dedica qualche strofa pungente anche alle veneziane <8> ; ma più plebeiamente mordace è il Sercambi il quale, in sullo scorcio del secolo XIV, finge di rallegrare con le sue novelle gli ozi di una comitiva, che aveva fuggita la peste, allora imperversante in Toscana, e ride e mette in burla il costume delle città italiane, particolarmente di Venezia, più d’inganni piena che d’amore. Quando il maligno novellatore parla di donne dai facili amori, le dice serventi all’omo al modo di Vinegia, dove sono piuttosto vaghe della carne che del pane Più avanziamo nel secolo XV, e più vien descritto a foschi (1) Arch. di Stato, Raspe, III, c. 47, 9 giugno 1363. (2) Gallicciolli, II, 512. (3) Non sempre per avventure d’amore i giovani patrizi davano la scalata alle mura dei conventi. Nel 1360 ser Marco Contarmi fu condannato a L. 50 prò scalasse murum monasterii Sancii Laurentii et furto subtraxisse gallinas (Cicogna, Iscr., VI, 854). (4) Cicogna, Iscr., V, 849. (5) Id., VI, 67. (6) Id., VI, 854. (7) Gallicciolli, II, 502, 1827. (8) Casini, Rime ined. dei sec. XIII e XIV, in « Propugnatore », a. 1882, voi. XV, p. II, pag. 347. (9) Sercambi, Novelle ined. (dal cod. Trivulziano CXCIII), nov. 75, 90 (De malitia mulieris adultera), ed. Renier, Torino, 1889.