ECONOMIA, FINANZA, MONETA 257 l’amor di patria rispose generosamente anche questa volta all’invito del doge Orio Mastropiero, e l’offerta di lire venete 16,105 fu fatta con l’ipoteca ai creditori, per parte del Governo e pel corso di dodici anni, di tutte le rendite del sale, della zecca e di vari censi a carico di alcuni privati*1). La istituzione dei prestiti obbligatori, che costituirono una fonte quasi inesauribile per le spese di guerra, risale per lo meno al 1171, al tempo della guerra contro Emanuele Commeno. Anche tali prestiti, che in appresso rappresentarono il debito accertato della Repubblica, laddove i volontari si può dire costituissero quello incerto, pare fossero di più specie, poiché nel 1207 si assegnarono alcune determinate rendite dello stato ai creditori di capitali, prestati a vario e talvolta alto interesse, in proporzione delle ricchezze assegnate ad ogni cittadino nel catasto <2>. Presso la camera degli imprestidi s’inscrivevano al nome dei singoli creditori i capitali, che potevano essere negoziati, trasmessi, impegnati. Al pagamento del prò, ossia degli interessi e, quando poteva farsi, alla restituzione dei capitali, presedevano prima i visdomini e i camerlenghi (3>, poi gli ufficiali agli imprestiti, sui fondi accumulati annualmente, dopo il 1262, presso i procuratori di San Marco (4>. L’antica sapienza in questo delicato servizio si rivela in tutta la sua forza prima che sopraggiunga il tempo della inconsideratezza finanziaria quale è quello che segue alla tento é di alleggerire lo stato dall’onere del debito e rifornire l’economia privata di maggior disponibilità di capitale. Con maravigliosa e ferrea rigidezza si impostano in bilancio somme fisse e abbastanza larghe, per il pagamento degli interessi e per il rapido ammortamento dei debiti contratti: ed ogni residuo attivo è devoluto a questo scopo, per mantenere alla vita economica la sufficiente elasticità, onde far appello ad essa nei momenti di più stretto bisogno. Nel secolo XIV s’incontrano rare sospensioni o proroghe nel pagamento degli interessi, e si rivela uno studio accurato per mobilitare la massa dei prestiti. Più tardi le cose cambiano: ed il secolo XV sarà quello che farà dimenticare con troppa leggerezza questi savii ammaestramenti <5>. Salvo le esenzioni a favore dei meno abbienti e di speciali artigiani, i prestiti si ordinavano nella misura di un tanto per cento, uno o due, sulla quota d’estimo, secondo la quale i cittadini erano iscritti per contribuire alle imposte ordinarie, periodicamente accertata da commissioni speciali, che doveano stu- (1) Predelli, Nota sui prestiti cit. (2) Nel 1353 si giunse fino al 38 per cento. (Gallicciollj, I, 683). Per la guerra di Chioggia (1380) si fece un prestito di lire 6,294,000. (3) Liber Plegiorum, reg. Predelli cit., nn. 153 e 317, anni 1224 e 1225. (4) Arch. di Stato, M. C., Fractus, c. 17 t. Parte de ligacione pecunie del 12 marzo 1262. — Curiose e importanti figurazioni degli uffici dei procuratori di San Marco e della camera. degli imprestidi abbiamo trovato in un codice del secolo XV, custodito nel Seminario patriarcale di Venezia, pinacoteca Manfredini, sez. V, n. 90, Registro catastico del monastero di San Maffeo di Murano (1391). (5) R. Cessi, La regolazione cit., passim. Molmenti, La Storia di Venezia nella Vita Privata — P. I. 17 ducato d’oro di marino faliero (1354-1355). DUCATO DI ANDREA dandolo (1342-1354). guerra di Chioggia. Se la necessità politica esige che si faccia appello con larghezza al pubblico credito, che si moltiplichino i prestiti, che si aumenti il debito, si ripara poi prontamente con una politica di parsimonia, il cui unico in- SOLDINO DI BARTOLOMEO GRADENIGO (1339-1342).