270 CAPITOLO IX. sodezza del suolo e per l’opportunità di trovare nelle antiche patrie, particolarmente ad Aquileia e ad Aitino, pietre e mattoni. Anche nelle isole riattine, specialmente a Rialto, a Dorsoduro e nelle Gemine, che avevano il terreno argilloso più compatto, s’alzarono edifizi in muratura, pei quali s’incominciò a prendere il materiale nel continente<'>. Lorenzo de Monacis, scrive : < pene omnia edificia Rivoalti antiquissima, et aliarum « insularum, ex lateribus Altini compacta » ; e con le pietre delle case dei Partecipazi in Equilio e di un Teoiilatto in Torcello fu, nell’anno 829, fabbricata la basilica di San Marco (2>. Ma gli edilizi privati, quantunque si distinguessero in majores e mi- CASE CON 1 MURI SPORGENTI SOSTENUTI DA MODIGLIONI. Lille del Paradiso a Santa Maria Formosa. nores, e taluni sembrassero al diacono Giovanni palacia pulcherrima, per un lungo corso di anni si continuarono a edificare quasi tutti di legno (3> ; donde il divieto di tener lumi accesi dopo un’ora di notte nelle botteghe (stazzonelle), affittate] dal Comune in Rialto, essendo facili gl’incendi <4>, pe’ quali il secolo decimosecondo è (1) Tra le macerie del campanile di San Marco, caduto in rovina il 14 luglio 1902, si trovarono mattoni di fabbrica romana, tratti probabilmente da antichi edifici d’Aquileia. Alcuni compatti e saldi, portano impressa la nota imperiale di Antonino Pio : Imp. Anto. Aug., dicitura già nota e menzionata dal Mommsen nel suo Corpus Inscriptionum. (2) Gloria, Cod, dipi. pad. cit., doc. n. 7, pag. 15. (3) Nel testamento di Marco Gamella del 1305 è scritto : La mia chasa grande sancto Felise, la quale eo stava entro ; le III mej chase de legname que s’è in la dita contrata. Bertanza e Lazzarini, Il dial. venez. fino alla morte di Dante, Venezia, 1891, pag. 19. (4) Un decreto del maggior consiglio del 18 maggio 1307 temperava il divieto agli artigiani di j Rialto di tenere il fuoco e i lumi accesi nelle loro botteghe, dopo il tramonto del sole. Si faceva eccezione per quelli qui continue cum fami lia morantur in domibus. Arch. di Stato, M. C., Capricornus c. 43.