62 CAPITOLO II. popolo, riunito nella concione. Onorato successivamente dei titoli di ipatos, proto-spatario, patrizio, come pura distinzione di dignità, di dux Venetiae et Dalmatiae, poi Chroaciae e poi ancora Ystriae dominator, ed infine, dopo la conquista di Costantinopoli, quarte partis et dimidie tocius imperii Romani dominator, quali indi cazioni di giurisdizione (1), aveva, come insegna del suo potere, spada, scettro e trono (spata, fustis, sella). Convocava l’assemblea, la presedeva, eleggeva i giudici, dei quali ratificava le sentenze, eseguiva le leggi, investiva dei beni temporali i vescovi, aveva il comando delle armi, mandava e riceveva ambasciatori. Ma il vario mutare della costituzione politica impresse a lui la speciale qualifica di primo magistrato e ne limitò in pari tempo i poteri. Un acuto studioso di storia veneziana, Walter Lenel, seguendo lo svolgimento storico dell’antico ducato di Venezia, ha creduto di distinguervi tre epoche diverse (2>. Nel primo periodo, precarolingio, a cui la costituzione tribunizia dà la sua impronta, si accendono lotte fra diversi centri, non coordinati ad unità, così nell’amministrazione politica come in quella religiosa (3>; nel periodo postcarolingio, in cui la costituzione ducale si può dire ristretta nella famiglia dei Partecipazi nel secolo nono, dei Candiani e degli Orseoli nel secolo decimo, lo Stato si va ordinando, fondandosi sopra un rigido accentramento, che trova la sua definitiva e stabile sede in Rialto <4); la politica di Pietro Or-seolo II, al momento della lotta tra i Normanni e Bisanzio, designa il terzo periodo (5>, di libertà aristocratica all’interno, contro l’indirizzo che altri chiamò di monarchia ducale (6) e di espansione al di fuori. Per fasi successive, il dominio dello stato contro la prepotenza personale del doge si effettua, sia rinvigorendo il principio elettivo contro ogni velleità ereditaria, o contro ogni prevalenza famigliare, sia impedendo ogni inframmet tenza dell’elemento chiesastico, che intorno al patriarcato grádense costituiva una forza politica. Questa teoria, che ha qualche parte di vero, chiude però in una specie di ordine schematico il libero e vario svolgimento della vita politica veneziana, la quale oscillando sul bilico pericoloso della podestà dogale, che mirava a signoria personale, e dei tumulti incomposti del popolo, andava a poco a poco preparando il dominio di una classe privilegiata che sarà arbitra dello stato. La vecchia aristocrazia fondiaria, di principi conservativi, cerca restringere i poteri sovrani, secondo un criterio personale, e non ¡sdegna di ricorrere al popolo, accarezzandone le passioni, al fine di perpetuare nelle stesse famiglie il potere sovrano e la continuità di governo. L’aristocrazia mercantile è insofferente di tali vincoli, per poter più facilmente trasformarsi ; vuole imporre il proprio dominio, ma non è riluttante a modificarne le norme ; tende a costituirsi in casta chiusa, ma non immobile e pronta ad adattarsi alle necessità e alle (1) Lazzarini, / titoli dei dogi di Venezia, in « N. Arch. Ven. » N. S., a. 1903, t. V, pag. 271 segg. (2) Lenel, Die Epochen der älteren venezianischen Geschichte, in « Historische Zeitschrift », a. 1910, vol. CIV, pag. 237 segg. (3) Ibid., pag. 239 segg. II Lenel richiama l’attenzione sull’importanza della questione ecclesiastica, perchè in questo momento si forma la così detta teoria grádense, per la cui bibliografia cfr. Meyer, Die Spaltung des Patriarchats Aqui-leia, in « Abhandlungen der Götting. Gesell, d. Wissensch., Phil.-Hist. Classe », a. 1898, N. F., vol. II, pag. 6; e Lenel, Zur älteren Geschichte Venedigs, in « Histor. Zeitschr. », a. 1907. vol. XCIX, pag. 482, e i già citati Venet.-Istrische Studien, pag. 32 segg. (4) Die Epochen cit., pag. 241 segg. (5) Ibid., pag. 251 segg. (6) II Kretschmayr (Geschichte von Venedig, vol. I), temperando il rigido bizantinismo del Gfrörer, divide anch’egli, con un criterio inflessibilmente schematico, l’antica storia di Venezia in tre periodi, seguendo un concetto che diverge da quello del Lenel più formalmente che sostanzialmente, e cioè: Io signoria bizantina; 2° monarchia ducale; 3° predominio aristocratico. Ma è assolutamente da rifiutarsi l’affermazione (cfr. sopratutto Schmeidler, Geschichte der Beziehungen zwischen Deutschland und Italien im früheren Mittelalter cit., pag. 1 segg. ; Venedig und das deutsche Reich von 983-024 cit., pag. 545 segg.), che al predominio bizantino su Venezia dal secolo X succedesse l’alta sovranità imperiale, erroneamente interpretando il concetto di fidelitas e la presenza del census nei diplomi imperiali dei sec X-XII. Cfr. Lenel, Zur älteren Geschichte Venedigs cit., pag. 475 segg.