LE ABITAZIONI E GLI ARREDI ECC. 311 poiché ne’ primi tempi non è fatta menzione del baco da seta, è da arguire si trattasse non di fabbrica propria, ma di traffico Coll’Oriente, colla Spagna, colla Sicilia, cogli Abruzzi e colla DalmaziaO. Ancora, nel 1248 un decreto del maggior consiglio parla di pannos ad aururn purpuras et ccndatos(2), ma è probabile che la seta lavorata fosse un prodotto, più che di Venezia, delle sue colonie greche; e infatti, già fin dal secolo XII, si ricordano tessiture di seta nel quartiere veneziano di Tiro (3>. L’industria dei tessuti serici prosperò durante il secolo XIV per opera dei Lucchesi, perfetti se-taioli, banditi o fuggiti dalla patria, sconvolta da sollevazioni e tumulti, i quali si dispersero SOFFITTO A CARENA DI NAVE ROVESCIATA. (Chiesa di S. Giacomo dall’Orio). per la Francia, la Germania, l’Inghilterra e per tutta Italia, particolarmente a Venezia<4>. (1) Particolarmente dalla Dalmazia i Veneziani ritiravano la seta. Nel Farlati, Illyricum sacrutn, V, pag. 226, sotto Madius sive Maius et arbe, si legge : « In nomine Domini Dei, et Salvatoris nostri Jesu Christi, anno ab incarnatione « eiusdem 1018, mense Julio, indict. prima, in civitate Arben. Spondentes spondemus, promittentes promittimus nos quidem « Mains Episcopus dictae civitatis Arben. simul cum Tribuno.... Bellata Priore nostro, una pariter cum clero et populo, •« habitante in civitate supradicta. cum successoribus, seu haeredibus nostris, vobis D. Othoni seniori nostro Duci Venetorum « et Dalmaticorum, et successoribus vestris tributum dare omni anno, libras de seta serica decem ». In una lettera del 14 maggio 1280 di Gregorio Dolce, giureconsulto dimorante a Venezia, si parla di una partita de seta de locis Torcetti, •venduta al negoziante Alberto di Manfredi. (Urbani de Gheltof, Les Arts ind. à Veti., Venise, 1885, pag. 134). Nonostante il divieto di commerciare coi Saraceni, i Veneziani comperavano sete da essi. Odofredo scrive: « Ista lex non valet unam « festucam quia non servatur in marinis partibus, et maxime domini Veneti, domini Januenses, domini Pisani non servant « legem istam : ipsi bene emunt sericum a Barbaris ». Tamassia, Odofredo cit., voi. XII, pag. 373, n. 5. (2) Gir. Zanetti, Orig. di alcune arti cit., pag. 88. (3) Kretschmayr, Geschichte von Ven. cit., voi. I, pag. 186. (4) Nel 1359 i Lucchesi formarono a Venezia una confraternita sotto gli auspici del Volto Santo. L’oratorio del Volto Santo, di cui ancora si conservano alcuni avanzi, sorgeva presso la chiesa dei Servi.