68 CAPITOLO II. aperta di giorno e di notte, per significato di punizione, come l’immagine di San Marco, che fu posta su alcune case di altri ribelli (1). Anche le mogli e i figli maggiorenni dei traditori furono cacciati in bando. Così Caterina, moglie di Niccolò Quirini, detto Durante, altro complice della congiura, seguì nell’esilio il marito, e dopo la morte di lui potè ritornare in patria, ma a condizione di essere rinchiusa in quodam monasterio, de quo exire non possit aliquo modo, e donde infatti non uscì, se non passando a seconde nozze con un patrizio che non avea preso parte alla congiura. Nè Tesser figlia del doge Giovanni Soranzo valse una miglior sorte a Soranza, moglie di un altro congiurato, Niccolò Quirini detto il Zotto. Trascorsi in esilio quattro anni, Soranza, spinta dal desiderio di riveder la fami- LA PORTA DELLA CASA DI BAIAMONTE, GIÀ TRASPORTATA glia, confidando nell’autorità del doge suo NELLA CHIESA DI SAN VITO. . -ir • , *t 1 (Disegno del Grevembroch (*> - Museo Correr). padre, venne in Venezia, contro il volere della Repubblica, onde, il 28 giugno 1314, fu condannata a reclusione perpetua in una delle più remote contrade della città, in uno hospicio apud Sanctam Mariani de ver-ginibus. La figlia del doge visse lunghi e tristissimi anni, fra il rammarico incessante della libertà perduta e con la sola compagnia di una fantesca, la quale non poteva uscire che prò lavandis pannis et aliis negociis necessariis faciendis. Rimasta vedova, fu concesso alla Soranzo di visitare qualche volta il vecchio padre e di passeggiare nel giardino del monastero delle Vergini. Dalle sue frequenti istanze ai governanti, si sente come il desiderio di finire i suoi giorni fra le pareti domestiche si facesse coll’andare del tempo più vivo e pungente. Ma non ottenne mai la libertà, e morì verso il 1349, dopo quasi venticinque anni di prigionia (2>. La congiura Tiepolo-Quirini diede origine al consiglio dei Dieci. Al fine d’indagare e combattere omnia ista negotia istarum novitatum, fu ordinata, come altra volta era avvenuto in gravi casi eccezionali, una temporanea magistratura di dieci patrizi, nel cui seno dagli stessi componenti ne furono eletti due con speciali istruzioni e col nome di (*) Giovanni de Grevembroch, veneziano, d’origine tedesca, fu protetto dalla nobile famiglia Gradenigo di Santa Giustina. Morì d’anni settantasei nel 1807. L’opera divisa in tre volumi ha questo titolo: Varie venete curiosità sacre e profane. Il I volume reca l’anno 1755, il II l’anno 1760 e il 1764 il III. (1) Lazzarini, Aneddoti della cong. Quirini-Tiepolo, in « N. Arch. Ven. », a. 1795, t. X, pag. 87. La casa dei Balduino ai Santi Simeone e Giuda s’alzava dirimpetto a Santa Lucia. (2) Fulin, Soranza Soranzo e le sue compagne, in « Atti Ist. Ven. », a. 1876, ser. V, voi. II.