312 CAPITOLO IX. Favorito dal lusso delle vesti e dalla protezione del Governo, il setificio diverrà una delle più ricche e rinomate industrie veneziane. Ricche e suntuose stoffe si adoperavano anche per i paramenti di chiesa e per gli addobbi della mobilia e delle pareti. Gl’inventari della Santa Sede ricordano panni veneti antiqui (a. 1295), tessuti de opere veneto (1361), e tessuti molto simili ai bizantini: alcuni disegnati a uccelli d’oro in rotis, a grandi ruote con leoni e grifoni d’oro in campo rosso, altri con figure e soggetti sacri e profani, cum ymaginibus aurW. Fioriva parimente l’arte del ricamo, e forse servì a ornare non soltanto i sacri paramenti, ma le pareti delle case. La marie- gola della scuola di San Teodoro accenna a SCALA GIÀ NEL PALAZZO AGNELLA A SANTA MARIA M ATER DO MINI. (Museo Correr). giallo e disegnati su fondo verde, o di ricamo veneziano del 1009, un aitar de zendado de grana con tre figure ricamate; e di tal genere doveva essere quel panno veneziano in quo est Virginis Marie morte/n designatam, lasciato nel 1206 da Enrico Morosini ai monaci di San Salvatore'2). Nè diversi ipani Theo-tonici, che un Marco, dimorante a Venezia, avea fatti per la chiesa di San Francesco in Treviso(3>. Quei lavori, ricamati o tessuti, di cui resta splendido esempio il gonfalone o pennello di Santa Fosca di Torcello (1366), si chiamavano anche picti, o perchè s’intendessero pietì acu, o per richiamarsi ai cartoni del disegnatore*4*. Per decorar le stanze si adoperavano anche i drappi da capoletti, ma non si distendevano sul muro, si appendevano con arpioncini a mo’ di festoni <5>, come crediamo vedere nel fondo di un piccolo bassorilievo infisso in una casa sulla fondamenta di San Severo'6). Le pareti delle chiese e degli edifici pubblici si dipingevano talvolta a guisa dr ricche tappezzerie, composte di scene figurate, di foglie rampanti, di motivi geometrici, di anelli rossi contornati di ii dipinti a disegno, come può vedersi (1) A. Venturi, St. dell1 Arte cit., voi. V, pagg. 1067, 1068. (2) Urbani de Gheltof, Degli arazzi in Venezia, Venezia, 1878, pag. 63. (3) Federici, Meni. Trevigiane sulle opere di disegno dal 1100 al 1800, Venezia, 1803, voi. I, pag. 184. (4) Del meraviglioso trapunto in seta del secolo XV, che, fino a pochi anni or sono, si conservava nella chiesa df Sant’Alvise, e fu venduto a stranieri, aveva scritto il Boschini (Le ricche minere della pitt. ven., Venezia, 1664, pag. 456) r «¿Apparamento fatto tutto di ponto o ricamo di seta, oro e perle, et ivi si vede tutta la Passione di Cristo : opera vera-« mente singolare et rara pittura, fatta con Pago dalle monache di quel monasterio ». Non resta che il ricordo in un' vecchio inventario degli oggetti preziosi e delle stoffe magnifiche, donate nel 1448 dal vescovo Tomaso Tomasini Paruta alle monache del Corpus Domini. Erano pluviali cremesini con li fregi recamati d’oro e de seda a Santi bellissimi ; pianede de pano de seda di variati colori, con la croxe d’oro recamata a Santi; e guanti e calze-di zendado, e zoccoli di panno d’oro e rocheti de tela zentil. Fra molti altri oggetti si trovano notati : « Pani do de aitar, uno che ha uno-« crocefixo, in zenochion messer lo vescovo con 1’ habito di messer San Domenego, con fiori e topoleti su per el pano, « el si è de tafetà de cremesin ». Agostini, Not. istor. crii, intorno la vita e le op. degli scrittori ven., Venezia, MDCCLII,, voi. I, pag. 476 e seg. (5) Schiaparelli, La casa fiorentina e i suoi arredi nei sec. XIV e XV, Firenze, 1908, voi. I, pagg. 197-207. (6) Vedi appresso alla pag. 314.