Capitolo XI. LE VESTÌ E GLI ORNAMENTI DELLA PERSONA Le stoffe e le foggie più ricche si traevano da Bisanzio ne’ tempi in cui a Venezia i mercanti erano in maggior numero degli operai. 11 monaco di San Gallo parla di orien-tales divitias recate dai Veneziani alle fiere di Pavia ; orientali doveano essere anche le stoffe vendute nell'anno 876 dai medesimi mercanti ai cortigiani di Carlo Magno; e tessuto pure in O-riente quel sagutn venetum che lo stesso Carlo amava indossare, poiché quell’aggettivo indica il colore verde della stoffa <*). Sfarzose anche nella più antica semplicità del vivere erano le vesti dei magistrati cospicui, particolarmente del doge, il vestito del quale aveva molta somiglianza con quello degli imperatori di Bisanzio(2>: vesti cui stringeva ai fianchi una cintura, e che s’allungavano fin quasi alla noce del piede, ricchi manti, agganciati sull’omero destro da una borchia d’oro, berrette rotonde con un bottone nel mezzo, oppure un aureo cerchio sottile intorno alla testai. Non molto diversi gli abiti degli ottimati nelle feste religiose e civili, e non meno maestosi quelli femminili tessuti in oro e argento, lunghi fino a terra, stretti alla persona da una cintura dorata. Le donne nobili portavano sulle spalle ampi manti con striscie di zibellino a guisa di collare, sul capo un berretto con ornamenti d’oro, da cui fuggivano disciolti i capelli, o un cerchio d’oro finemente cesellato(4>. Quel pallio, di cui è tradizione si servissero nel secolo VII le veneziane più ragguardevoli — e l’uso ne durò lungamente — era una tonaca senza maniche, alla foggia orientale, sotto cui si vedeva il corsaletto, aperto sul seno e allacciato con cordoncini. I piedi erano calzati col socco dalla suola di legno, o con le eleganti zanghe, adorne di fregi. Questi antichi costumi (1) Monachi Sangallensis, De gestis Karolis implib. II, § 17, in « Mon. Germ. Hist. », II, 760. Ducange, Glossarium mediae et infimae latinitatis, ad verbum. (2) Ramusio, De bello Constant inopolit ano, Venetiis, Nicolini, 1604, pag. 143. (3) Nel De obsidione Anconae del Buoncompagni (Rer. It. Script., t. VI, pag. 929) è detto che il doge nel 1174 portava invece di berretto un sottile cerchio d’oro (aiireum circulum in vertice deferì), e che soltanto una ventina d’anni dopo adottò una corona d’oro, ornata di pietre preziose. (4) Vecellio, Habiti ant. et moderni di diverse parti del mondo (Donna nob. matrona ven.), Venezia, 1590, pag. 88.