420 CAPITOLO XII. ma cultura dello spirito e della fantasia : canti e fiabe. Egli vuole una graduale istruzione umanistica, impartita a scuola, presso un maestro; accanto agli studi un’istruzione morale, ed è notevole come il buon frate non si restringa alla morale prettamente religiosa, e come egli voglia occupare i ragazzi facendo attenzione alla loro salute, senza però lasciarli inerti ; o studio o esercizio fisico. I testi più comuni delle scuole erano le vecchie grammatiche di Donato e Prisciano, a cui si aggiunse, nel secolo XIV, il Dottrinale di Alessandro Villadei. I magistri, o professores, o doctores gramrnaticae, davano cura anche all’insegnamento dell’abaco e della calligrafia, volendosi che l’istruzione avesse un avviamento pratico, qual si addiceva a una città dedita ai commerci (1). Dopo il settennio di grammatica si passava alla lettura degli autori, alla retorica, alla logica, alla morale, che preparavano agli studi universitari della giurisprudenza e della medicina <2). Nei secoli XIV e XV erano in media costantemente da cinquanta a sessanta i maestri d’istruzione elementare, e provenivano non soltanto dalle varie terre d’Italia, ma altresì dalla Francia, dall'Alemagna, dal Portogallo (3>. Quando le classi più elevate sembrava sentissero quasi vergogna dell’ignoranza in cui erano giaciute ne’ primi tempi, il clero invece non curava abbastanza quella cultura, di cui era stato un giorno custode. Parecchi uomini di chiesa erano ancora eminenti per dottrina, ma non pochi del basso clero, anche più tardi, anche nel secolo XVI, non pure non conoscevano il latino, ma non sapevano scrivere e neppur leggere (4>. Per compenso la cultura elementare andava sempre più diffondendosi fra i laici, come prova il gran numero di scolari appartenenti a famiglie d’ogni casta e d’ogni professione. La scuola animava la vita cittadina, e le questioni didattiche agitavano l’animo perfino del ceto più umile. Può sembrare significativo questo aneddoto: una sera del luglio 1367, un Ermanno Tedesco, famiglio, trovandosi a Santa Maria Maddalena, presso la casa di un Andriolo della Seta, vide costui che se ne stava alla finestra leggendo unum librum. Il famiglio tedesco, il quale sciebat bene gramaticam, (1) Manacorda, St. della Scuola in It. cit., voi. I, parte I, pag. 145 segg. (2) Vitt, Rossi, Maestri e scuole a Ven. verso la fine del M. E., in « Rendiconti del R. Ist. Lomb. », a. 1907, ser. Ili, voi. XL, pag. 771 segg. (3) Diamo alcuni nomi di maestri venuti a Venezia : Benevenutus de Sacilo, Benucius de Bonifacio de Pirano, Rolandinus de Bernardis de Parma, Bernardus de Teodinis de Neritono, Bonacursius de Cremona, Hermanus de Cancellariis de Venzono, Catanius de Cataniis de Faventia, Iacopinus de Capirollis de Regio, Guido Frami de Luca, Dalmacius de Carolis, Paxinus de Falconibus de Brixia, Christoforus de Porcileis, Nicolaus ab Equabus de Tridento, Fredericus de Mercatello, Bartholomeus a Ferro de Tervisio, Cursus de Florentia, Jacobus de Ulisbona, Anthonius de Petrianis de Cassia, Otellus de Bursio de Colmaio, Paulus de Regio, Paulus de Venetiis, Petrus de Scavalcatis de Brixia, Georgius de Alamania, Federicus de Bavaria, Stephanus Belcich de Sclavonia, Johannes de Francia, Finus de Marescotis de Bononia, Paulus de Fiaiano districtus Rome, Laurentius Spinello de Juvenatio, Petrus de Confaloneriis de Papia etc. Bertanza e Dalla Santa, op. cit., passim. (4) Gallicciolli, II, 1708, 1709, 1710, 1711.