CAPITOLO III. LA FORCA TRA LE. COLONNE DELLA PIAZZETTA. (Cronaca venez. del principio del sec. XV. - Ms. marciano, it. Zanetti, 18 c. 78). colpevole trovato fuori del suo confino, l’arrotatura e la pena di morte per decapitazione, o per impiccagione tra le due colonne della piazzetta, o tra le due colonne rosse del palazzo verso la porta della Carta, e per desco-padura, ossia a colpi di mazza, o per strozzamento nel carcere, o per annegamento, o anche, ma assai di rado, sul rogo. I rei di delitti atroci o contro lo Stato, o di furti sacrileghi, erano condotti sopra una chiatta lungo il canalgrande, da San Marco a Santa Croce, nudi iino all’ombelico, martoriati a quando a quando con tenaglie roventi; da Santa Croce si trascinavano, dopo aver loro tagliata ’la destra, a coda di cavallo per un tratto di strada; poi portati in piazzetta, ira le due colonne, venivano decapitati e i cadaveri, divisi in quarti, esposti al pubblico*1). Alcuni reati, specialmente degli uomini di chiesa, erano puniti col supplizio della cheba, ossia gabbia di legno, che si sospendeva a metà del campanile di San ^ n^lla^qiiale ’ carta sul capo. La berlina, che era collocata a Rialto, fu nel 1372 posta fra le due colonne della piazzetta. A Rialto, come a San Marco, si continuarono a proclamare i bandi e le sentenze*3). Le sorti dei prigionieri furono in Venezia meno terribili che in molti altri paesi, (1) Gallicciolli, I, 321 ; III, 48. (2) Nel 1392 fu condannato a morir d’inedia nella cheba il prete Jacopo Tanto, e la matrigna di lui pietosamente gli portava fugacias fabricatas et pinsatas curri tiucibus, mandulis et zucaris pulvere, ac fritolas et alias confectiones quibus produxit vitam in longum contra sententiam, Arch. di Stato, Avogaria di Comun, Raspe, IV, c. 97 t. (3) Cecchetti, Vita dei Ven. nei 1300 cit., pag. 20. UN CONDANNATO UCCISO A COLPI DI MAZZA (DESCOPÀ). (Cronaca ven. cit., c. 83).