invadenti, per l'altro divise dalla terraferma da larghe fiumane, si protendevano nell’estuario dalle foci del Tagliamelo a quelle della Piave, dov’è probabile, sino da tempi favolosi, fiorissero le razze dei cavalli veneti, affini alle arabe e poi famose nei circhi di Roma, e le mandrie dei buoi, che, poco appresso, diedero il nome ad uno di quei lidi. Di contro ad Aitino, chi potrebbe pensare ignorate le isole di Tor-cello e Burano? Non vi si disotterrarono lapidi romane, accennanti agli orti, dedicati a pubblico uso, degli Altinati? <■>. Nè quel piccolo arcipelago di isolette, da Torcello all’odierna Venezia e al Lido, doveva essere, prima delle immigrazioni, deserto, se a Majurbio s’alzava un celebre e frequentato delubro al dio Beleno, il nume che è personificazione della luce e del calore che fecondano la terra. Di contro all’imboccatura del porto, più tardi detto di Veniesia, alla punta di Olivolo, fin dalle più remote età, sorgeva a guardia un castello, chiaro indizio di popolazione e di antico movimento marittimo e commerciale. È una fola, inventata da vanitose rivalità comunali, che nel 421 la città di Padova mandasse due consoli a governare l’isola di Rialto (2>, ma è certo che doveva essere abitata e doveva aver relazioni col municipio patavino, se in Rialto si trovò una lapide col nome della tribù Flavia, a cui Padova era ascritta (3>. I nuovi centri insulari andarono successivamente popolandosi a mano a mano che la dominazione barbarica si estendeva nella terraferma, respingendo la popolazione indigena sui margini lagunari. Fu creduto che la prima vita delle isole, sia descritta nella celebre epistola di Cassiodoro, ministro del re goto Vitige (536-540). Il rétore insigne si rivolge con stile magniloquente ai tribuni marittimi della Venezia. Patria dei Veneti — egli dice — è il mare e le loro barche non temono i venti e le tempeste. Le abitazioni sono fondate dall'industria degli uomini, perocché la solidità della terra si aggrega con vimini flessibili legati insieme, opponendo così fragile riparo alle onde marine, quando il basso lido non basta a respingere la mole delle acque. Gli abitatori hanno abbondanza soltanto di pesci ; poveri e ricchi convivono in eguaglianza ; un solo cibo li nutre tutti ; uniformi sono le loro case ; non diversità di condizioni, non gelosie tra cittadini, e con tale eguaglianza sono immuni dalla corruttela, cui va soggetto il mondo. Ogni emulazione sta nel lavoro delle saline; invece di aratri e di falci fanno girare cilindri, che sono fonte di vera ricchezza, poiché ben può l’oro essere men cercato da taluno, ma non v’ha alcuno che non desideri il sale, al quale si deve ogni cibo più gradito. Cassiodoro non scriveva a tribuni di terre autonome, sì bene ad un magistrato, *la cui giurisdizione comprendeva una porzione del continente veneto, a cui le isole erano annesse (4). Inoltre la lettera è scritta con ogni probabilità nel 537, e a quel tempo le isolette non avevano ancora avuto così abbondante concorso di gente da richiedere un magistrato speciale *5). Soltanto alla metà del secolo settimo i Veneti di terraferma, fissando la loro dimora nelle isole, le trasformano in luoghi forti) Valentinis, Antichità Altinati, cit. (2) L»z;»rini, // preteso documento della fondazione di Venezia ecc., in « Atti del R. Ist. veti. », anno 1915-16, voi. 1 XXV. Nella prima edizione di questa Storia (Torino, ISSO), abbiamo pubblicato un esemplare di questo documento, custodito allora nella Raccolta Stefani ed ora nel Museo civico Correr. Quell'esemplare, che appartiene ai primordi del 5t'co ° \ • 11 er'sce da quello riferito dal Sanudo nei numeri aggiunti ai nomi della costellazione e nella disposizione il alcuni pianeti. Nelle successive edizioni di questa Storia abbiamo escluso quel documento favoloso. Ma dopo che il Lazzari™ richiamo 1 attenzione degli studiosi su quella vecchia scrittura, reputiamo opportuno pubblicarla nuovamente. Vedi, nell Appendice, il Documento A. (3) Gloria, L'agro patav. dai tempi rom. alla pace di Costanza, in « Atti dell’ Ist. Ven. », a. 1880-81, ser. V voi. VII, pagg. 530, 5SS. ’ ’ ’ ’ (4) I r< I.OM1 De hello got., ed. Comparetti, IV, 24. Per la geografia della regione veneta della prima età bizantina cfr. Oinetti, I. Italia Ootica in Procopio dì Cesarea, Siena,'1904, p. 14 sgg. In L?J'lltera \*ASTata 537-38 daI Mommsen (Cassiodori Variae, pagg. 379-80). Il Hodgkin (traduz. dalle Variae, Londra, 1886, pag. 515) la crede scritta dopo il 1° settembre 537.