478 CAPITOLO XIV. ospiti, giacché, ad esempio, nel 1393 vi scese Henry of Derby, che fu poi Enrico IV d’Inghilterra (1>. Nel secolo XV, forse nel palazzo da Mosto ai Santi Apostoli, sorse il più celebre degli alberghi veneziani, quello del Leon bianco (2). Quasi tutti gli alberghi e le osterie avevano stalle e cavalli, e i viaggiatori trovavano bene ordinato il servizio dei mezzi di trasporto. Per il viaggio sulla Brenta, da Padova a Venezia, il vescovo Volger von Ellenbrechtskirchen ricorda quel piccolo naviglio, che più tardi fu chiamato burchiello (3>. L’ufficio di recapitare le lettere era affidato a corrieri, la cui istituzione si trova a Venezia, prima che altrove, giacché fin dall’anno 840, nel trattato con Lotario I, è pattuita la sicurezza degli epistolarii (latori di lettere) <4); e nel 960 un decreto di Pietro Candiano IV ammette implicitamente l’esistenza di un servizio regolare di poste, vietando ai mercanti veneziani di portar lettere dalla Lombardia e dalla Germania a Costantinopoli. I corrieri, o partitori di lettere, sotto la vigilanza di una speciale magistratura, detta appunto dei soprintendenti ai corrieri e ricordata alla fine del secolo XIII, furono nel 1308 sottoposti ai provveditori del comune. Nel 1490 formarono una scuola nella chiesa di San Giovanni di Rialto, sotto il patronato di Santa Caterina; erano in numero di quaranta, portavano l’insegna di San Marco e depositavano idonea segurtà di du-gento ducati. Correvano le poste a cavallo sino a Fusina, ove trovavano pronte le barche non soltanto per servire sollecitamente il Governo, ma anche per portar lettere, pacchi, denari, valigie, ceste e simili altre cose ai privati, dai quali ricevevano un compenso. I paesi del Veneto facevano capo a Venezia per spedire lettere e oggetti fuori d’Italia. Venezia era la città dove lo straniero, compatibilmente ai tempi, poteva trovare le maggiori comodità, e con esse anche i piaceri più perversi, a volte combattuti, a volte tollerati dalle leggi. Una legge del 22 maggio 1439 vuol togliere lo scandalo, che negli alberghi offrissero i loro vezzi femmine di rea vita, ma altre leggi, e fin dal 1226, riconoscevano come le meretrici fossero omnino necessarie in terra ista, ordinando tuttavia che non potessero abitare in case private di cittadini veneziani, e fossero confinate a San Matteo di Rialto, in un luogo denominato Castelletto (5>. Era loro concesso durante il giorno di aggirarsi nei pressi di Rialto, specialmente verso San Cas-siano, dietro le osterie del mellone, deWangelo e del saracino, ma verso sera, come cominciava a sonar la prima campana de S. Marco, tutte dovevano ritirarsi entro il Castelletto <6>. Presto però si sparsero anche in altri luoghi, specialmente nella contrada detta Carampane a San Cassiano <7>. Nel 1416 si obbligavano « meretrices... et simi-« liter rufiane, quando irent per Civitatem Venetiarum deberent portare singule earum « super vestem superiorem unum faziolum zalum circa collum ita et taliter quod ap-« pareret, et non esset absconsum sub pena cuilibet contrafacienti de L. 25 et de « scuriatas 25 ». Tale ordine fu revocato nel 1421 (8>. Più obbrobriosi delle prostitute (1) Zaniboni, op. cit., pag. 66. (2) Ibid., pag. 60. (3) Ibid., pag. 96. (4) « Epistolarii, si detenti fuerint, relaxentur, et componeantur eis solidi trecenti ; et si (quod absit) occisi fuerint compo-« nantur parentibus eorum prò ipsi solidi mille ». « Mon. Ger. hist. », Leges, sectio II, voi. II, pag. 133. (5) [G. B. Lorenzi], Leggi e niem. venete sulla prostituzione fino alla caduta della Rep., Venezia, a spese del conte di Orford, 1870-73, pagg. 30, 32. (6) Ibid., pag. 37. — Nel Capitolare dei signori di notte si leggono vari nomi di meretrici in Castelletto: Maria Greca, Lena de Florentia, Rosa da Targesto, Isabeta de Francia. (7) Rampani (cà, casa Rampani), nome di una famiglia che possedeva alcuni stabili a San Cassiano. Carampana significa anche oggidì una femmina di costumi dissoluti. (8) Leggi e mem. cit., pag. 35.