LA SCULTURA, LA PITTURA E LE ARTI MINORI 337 LEONE SUL CAMPANILE DI SAN POLO (SEC. XII ?). meno a produrre ancora opere d’impronta assoluta-mente orientale, come il Cristo in croce del convento di Santo Spirito, ora al museo Correr; la Vergine con la testa del bambino in mezzo al seno, a Santa Maria Ma-terdomini; due rilievi, pur rappresentanti la Vergine, uno nella parete esterna meridionale dei Santi Giovanni € Paolo, l’altro, con due mezze ligure di angeli, nel muro •esterno dei Frari; una Madonna in trono con angeli e santi nell’abside di San Polo ; un’altra sulla parete posteriore di Santa Maria Maddalena, una terza in Santa Caterina di Mazzorbo, i due angeli della pila dell’acqua santa nella cappella di Sant’Isidoro in San Marco (1). L’emancipazione dei bizantini si compie nel Trecento, per opera di lapicidi toscani, romani, veronesi, lombardi ; ed è, nella chiesa di San Simeone grande, di scalpello romano la gagliarda statua del Beato Simone, con la quale non hanno che incerte somiglianze i due gruppi sugli angoli del palazzo ducale, Adamo ed Èva e la Vergogna di Noè <2>. Un’espressione d’ingenuo sentimento traluce appena da parecchie opere di veneziani di questo secolo, come le due immagini della Madonna, una nel chiostro di Santa Maria del Carmine, di Arduino taiapiera (1340) e l’altra di autore anonimo sul fianco della scuola della Carità (1345); il bassorilievo della corte di San Giovanni Evangelista (1349); quattro bassorilievi, custoditi nel Seminario, la Natività di Cristo, un Sant’Antonio (1355), un San Giovanni Battista (1361), e la Madonna (1363); San Martino a cavallo con il mendicante e la figura del doge (1370) a San Giovanni Evangelista; i Santi Teodoro e Giorgio a cavallo (fine sec. XIV) nel battistero di San Marco ; le •due figure di San Secondo (1377) e San Cristoforo (1384) sulla porta della scuola della Carità. Queste forme, rozze ancora, discoprono i lineamenti di un’arte che appare con novella forza nelle arche sepolcrali di Jacopo e Uberto da Carrara e di Enrico Scrovegno a Padova e di Giovanni Scaligero a Verona. Sono opere di un sodalizio veneziano di taiapiere, di cui è capo Andriolo de Sanctis (m. 1377), che mirabilmente operava di scalar......_ pello o da sè solo, o co’ suoi cooperatori, quali il figlio Gio-vanni, Alberto di Ziliberto di /Pietro Santo, Francesco di Bo- LEONE SUL CAMPANILE DI SAN POLO (SEC. XII?). (1) H. v. d. Gabelentz, Mittelalterliche Plastick in Venedig, Leipzig, 1903, pagg. 148 a 154. (2) Ruskin, The stones of Venice, 1891, I, pag. 226. Ad. Venturi, (St. dell}art. cit., voi. VI, pag. 31) nega questa somiglianza e attribuisce quelle sculture angolari del palazzo ducale ad artista lombardo del principio del Quattrocento. Vedi anche: Planiscig, Geschichte der venezianischen Skulptur im 14. Jahrh., in « Kunsthist. Jahrbuch. », Wien, 1915. .Molmenti, La Storia di Venezia nella Vita Privata — P. I. 22