224 CAPITOLO VII. La Repubblica era vigile sempre e operante nel far valere, non pure co’ sudditi, ma anche cogli stranieri, ciò che reputava suo diritto. Così, volendo ordinare il traffico del sale, non solamente per farne rispettare i patti mandava i suoi ufficiali a Ravenna (1>, ma vietava anche con la forza ai Marchigiani e ai Bolognesi di ritrarre alcun vantaggio dalle prossime saline di Cervia e di Comacchio(2>. Era una fonte di lucro importantissima questa del sale(3), e ne erano tributari all’industriosa città non l’Italia soltanto, ma anche alcuni lontani paesi: quarantamila cavalli si movevano ogni anno dall’Un- NAVE E BARCA. La partenza di Sant’ Orsola » quadro del Carpaccio. (Londra, Galleria Nazionale, collezione Layard). gheria, dalla Croazia, dalla parte orientale della Germania, per andare a caricare il sale veneziano nell’Istria(4). Le navi di San Marco portavano a Costantinopoli legname, ferro greggio e lavorato, cereali, stoffe di lana, carne, sale <5>, traendone mercanzie di ben più alto (1) Pasolini, Doc. riguardanti antiche relazioni fra Venezia e Ravenna, Imola, 1881, pag. 9. (2) Arias, I trattati di commercio della repubblica di Firenze, Firenze, 1901, pag. 281 ; Scaube, Handelsgeschichte cit., pag. 132. (3) V’erano due qualità di sale, l’indigeno, detto anche di Chioggia, e il forestiero (sai maris), proveniente da Cervia, dall’Istria, dalla Dalmazia, dalla Sicilia, dalla Sardegna e perfino dal Mar Nero e dalla Barberia. Cfr. Roberti, Le magistrature, cit., voi. Ili, pag. 76 e seg. (4) Scherer, Hist. dii comm. de toutes les nations, Paris, 1857, voi. I, pagg. 293, 294. (5) Vedi in Appendice, Documenti I, Inventari, n. Ili e IV.