210 CAPITOLO VII. suo, parla di Venetici, che si trovavano in quelle terre ad negotiandum, e anche di praesidia atque possessiones, che ivi essi avevano (1>. È un lento e perseverante lavoro di penetrazione che, per quanto non sempre benevolmente accolto, era favorito da condizioni naturali negli scambi fra l’Italia e i territori bizantini, e che gradatamente si sostituiva all’attività della marina mercantile orientale, diminuita d'importanza nell’Adriatico a mano a mano che sull’ una e sull’altra sponda si stanziavano popolazioni barbariche. E i Veneti difendono strenuamente la loro indipendenza economica dai pericoli di fuori e dalle lotte interne, ottenendo dai vicini conquistatori d’Italia nuovi favori e privilegi. Oltre ai diritti riconosciuti da Liutprando e dai re langobardi, altre concessioni ebbero da Carlo Magno, come le franchigie sui mercati dei Franchi in Italia, tra i quali celebre quello di Campalto sul margine della laguna. Lotario I, col trattato di Pavia, lasciò liberi i Veneti di transitare colle loro merci per i fiumi e per terra, UN BARCONE A REMI. Dai mosaici del sec. XIII rappresentanti « I fatti della vita di Cristo ». (Basilica di San Marco). senza alcun aggravio, dal ripatico in fuori, e similmente di approdare ai porti dell’impero (22 febbraio 840). Nell’anno 883 Carlo il Grosso, e quindi i suoi successori, rinnovarono i patti di libero traffico in tutto il loro stato, non richiedendo al doge veneziano se non un tributo in denaro, e nel 967 anche un palio, che fu abolito nel 1001 <2>. Pietro Orseolo II (991-1009) ebbe con Ottone III cordiali relazioni, dalle quali non trasse piccolo vantaggio la politica di protezione dei commerci veneziani <3>. Ma il campo della maggiore attività non era la terraferma; la pacifica penetrazione in questa era lo sbocco naturale della operosità che gli abitanti delle lagune svolgevano nei bacini marittimi, per dominarli, conquistarli ed esercitarvi, essi soli, il commercio. La precipua cagione della ricchezza commerciale veneziana era il crescente suo dominio sul mare, contrastato dalle lotte con gli altri centri marittimi (1) Cocfex carolinus, n. 86, in « Mon. Germ. Hist. », Epistol. Ili, t. Ili, pag. 622. (2) Bòhmer, Reg. Carol., pag. 957. (3) Kohlschììtter, Venedig unter detti Herzog Peter II Orseolo cit., pag. 11. Vedi i documenti pubblicati fra le costituzioni degli imperatori e re tedeschi, in « Mon. Germ. Hist. », Legum, Sectio IV, voi. I, pagg. 45-46. Nel 966 il doge ottenne il permesso dall’ imperatore Ottone di aprire tre mercati, uno in San Michele del Quarto, gli altri due in luoghi soggetti all’ impero, lungo il Sile e la Piave.