150 CAPITOLO V. tario, un esattore, due sindaci, uno o più tassatorl per la ripartizione degli aggravi. Nessuno, sotto pena di multa, poteva rifiutare l’ufficio a cui era eletto. Questo dovere è ricordato per la prima volta nello statuto degli speziali, forse dell’aprile 1258, e in un capitolo di quello degli orefici del maggio 1262, ove la pena è di soldi dieci di grossi <’). 11 numero dei soci era indeterminato, ma non tutti potevano entrare nelle arti, e per esservi inscritti bisognava dimostrare la onestà del costume e la conoscenza del mestiere. Non si potevano accettare garzoni, se non avessero compiuti i dodici anni d’età; il garzonato durava da cinque a sette anni; poi si era per due o tre anni lavorante. Dopo un esame, il lavorante acquistava il titolo di maestro e il diritto di aprire bottega. Ogni socio pagava alla confraternita una tassa annua; al Governo una tassa, chiamata taglione, e un’altra sulla rendita del lavoro, detta, per la sua mitezza, insensibile. Inoltre così nelle consorterie artigiane come nelle scuole di divozione i fratelli si obbligavano ad alcune opere di pietà: visitare i fratelli infermi, MINIATURA DELLA MARIEGOLA DEI PELIQER1 D’OVRA VERA (1312-1407). (Museo Correr). accompagnare i defunti all’ultima dimora, tenere accesa una lampada presso la loro tomba comune (luminaria nwrtuorum), intervenire alle cerimonie religiose, prestarsi a conciliare le discordie fra soci, e infine, ciò che è più, a vigilare sulla fedeltà dovuta allo stato. Sino dal 1271, le consorterie veneziane stabilirono di destinare una parte delle rendite dell’associazione a sollievo dei poveri e degli infermi (2>. Più tardi pensarono alla pensione delle vedove e alla tutela degli orfani, e istituirono particolari ospedali per i compagni malati. La nostra mente ritorna all’intimità di quelle confraternite, dove s’adunavano i soci, o per le pie funzioni, o per trattare dei loro interessi. Entrando nelle scuole che ancora esistono, là, dietro il banco, il caratteristico mobile, largo ed alto, collocato presso la porta della cappella o della sala per le riunioni, provvisto di casellari per riporvi i registri e le carte della scuola, ci par di vedere il gastaldo, assistito dal vicario e dal segretario, attorniato dai confratelli. Dietro il sedile s’inalza un dorsale di legno elegantemente intagliato, e davanti al banco son quattro lanterne sopra zoccoli di pietra. Sul banco è la figura del santo protettore, accanto alla quale, nei giorni di festa o in quelli di consiglio, s’esponeva la mariegola riccamente rilegata in velluto (1) Monticolo, I capitolari cit., voi. I, pag. 37, n. 2. (2) Il più antico accenno al soccorso dei confratelli poveri e infermi [si trova nel capitolare dei pellicciai, in data 12 ottobre 1271, e alla luminaria mortuorum nel capitolare dei fialai, in data 4 febbraio 1271. Monticolo, / capitolari cit., voi. I, pag. 18, n. 3 e pag. 20, n. 4.