LA TRASFORMAZIONE DEL COSTUME 481 qui ludet ad aliquern ludurn cutn taxillis. In questi ridotti del vizio si raccoglievano i giocatori di mestiere, nonostante i rigori della legge, e disputando e rissando avvicendavano l’inganno (lusores cum falsis taxillis) (l) agli atti della più strana superstizione e della più empia iracondia <2>. Il giuoco fu una passione ardente dei Veneziani, ed erano innumerevoli così i giuochi di pura sorte o di fortuna, come quelli d’ingegno e di destrezza. Di alcuni, come gli zoni (birilli), le tabulellae (piastrelle), gli scacchi, i dadi, i paletti, le uova, il pandólo, la tria, la zara ecc., sappiamo in che consistessero; di altri, detti a biscia, al lume, al biribissi, a scargalaseno, non abbiamo alcuna nozione (3). Fu creduto che le carte da gioco sieno dovute a un veneziano del secolo XIV <4>, ma è un errore. L’invenzione è più antica e non spetta a Venezia. Certo è solo questo, che la prima menzione che se ne trova in un documento veneziano è del 20 gennaio 1390: una deliberazione dei signori di notte, in cui è cenno di unum par cartarum a ludendo <5>. Ma già nel 1441 i fabbricatori veneziani di carte da gioco si lagnano della con- s>-^Vv\ il,, v correnza dei mercati stra- - àirhìJ nieri (6>. Al vizio del giuoco, <5^4 esteso in tutte le classi, il Go- 'C '•d iypy) jrNP verno cercava di por freno, ' liCr sulla piazzetta, ottenne inrimu- nerazione il privilegio di tenere giuochi d’azzardo permessi fra le colonne della piazzetta. sui gradini che sono base alle (CroS, dd prindpi° de‘s“' XV ~ Ms' mardan° !t Za' medesime, banco di giuochi anche proibiti*7^. A Rialto, accanto alle logge dei gentiluomini, erano anche i tavolieri dei giocatori, e vi si teneva special- (1) Arch. di Stato, M. C., Comune, II, c. 44 t., 6 giugno 1278. — Capitolare I dei Signori di Notte, c. 3 t. e 4, 19 maggio 1299. — M. C., Capricornus, c. 42 t., 8 maggio 1307. — Grazie, XIII, c. 11 t., 12 febbr. 1352. (2) Zdekauer, Del gioco in Italia nei sec. XIII e XIV e specialmente in Firenze, in « Arch. Stor. It. », a. 1886, t. XVIII, pag. 20 segg. ; N. Tamassia, Odofredo cit., XII, 376 segg. — Tra le più strane e inique forme d’ira superstiziosa si ricorda questa : il giocatore che perdeva, disegnava in terra una croce e la calpestava rabbiosamente. (3) Cecchetti, Giocolieri e giuochi antichi in Ven., in « Arch. Ven. », a. 1889, t. XXXVIII, pag. 426. (4) Il Merlin (Sur l'origine des cartes à jouer, pag. 57, Paris, 1870) scrive fantasticando : « Au XIV siècle il y avait^en « Italie une suite de dessins, un album de cinquante pièces très propres à amuser les enfants.... Vers la fin de ce même siècle « un esprit inventif, probablement un vénitien, crut voir dans cet album d’enfant les éléments d’un jeu nouveau, propre à « servir à l’âge mûr de récréation attachante ». Per l’origine delle carte da giuoco cfr. anche Bullet, Recherches hist. sur les cartes à jouer, Lyon, 1857, e Singer, Researches into thè history of playing cards, London, 1816. (5) Dolcetti, Le bische e il giuoco d'azzardo a Venezia, Appendice V, Venezia, 1903. (6) Rémusat, Mém., 2° série, t. VII, pag. 247. — Nel Museo Correr si conserva un mazzo di carte da giuoco di fabbrica veneta del secolo XV, grossissime e col rovescio bianco. Il fondo è coperto di sottili arabeschi azzurri e rossi, sparsi di fiorellini dorati ; il contorno è argentato sopra un mordente rilevato a lucido e minutamente decorato a punzone. Le figure di due semi, denari e coppe, sono messe a oro e ornate di fregi ; i bastoni si alternano vermigli e turchini, con impugnatura e punta dorata; le spade hanno il fornimento dorato ed argentata la lama (Lazari, Notizia della Raccolta Correr cit., pag. 272). Il Cicognara (Mem. spettanti alla St. della calcografia, Prato, 1831, pag. 159) crede che queste carte, primi saggi della xilografia, siano quelle a cui si riferisce il decreto del Senato veneto del 1441 (11 ottobre). (7) Il Barattieri « dimandò che ’1 fosse licito a cadaum zuogar sopra li gradi di ditte coione a che zuogo li pareva et « che quantità si volesse senza alcuna pena, et cussi li fo concesso tal grazia ». Sanudo, Vite dei Dogi cit., ed. Monticolo, pag. 284. Molmenti, La Storia di Venezia nella Vita Privata — P. I. 31