242 CAPITOLO VII. de’ Conti (1*, partito da Venezia insieme con la moglie, morta poi di peste nel viaggio, e quattro figliuoli, giungeva all’Eufrate, attraversando l’Arabia Petrea, e scendeva poi nel golfo Persico, donde, veleggiando per le Indie, toccava il golfo del Malabar, per spingersi fino al Gange. Dopo venticinque anni, ritornava a Venezia. Il racconto dei suoi viaggi, raccolto da Poggio Bracciolini in latino, fu tradotto nel 1500 in portoghese e poi dal Ramusio in italiano. Appaiono come esseri vaganti sotto cieli ignoti taluni di cotesti forti navigatori. Nel 1431, Piero Quirini, accompagnato da Niccolò Michiel e da Cristoforo Fioravanti, salpa da Candia, attraversa il Mediterraneo e l’Atlantico, ma assalito da una tremenda burrasca, è trasportato qua e là in balìa delle onde, finché, dopo una lotta terribile col mare, approda, il 4 gennaio 1432, a una terra sconosciuta, dove, secondo la relazione pubblicata dal Ramusio, dal 20 maggio al 20 agosto è sempre giorno, e dal 20 novembre al 20 febbraio sempre notte. Era probabilmente una delle isole Loffoden, dette dei Santi e di Rustene, e modernamente Sandoé e Ròst. Avendo perduta la nave, il Quirini, alla fine del 1432, attraversò da nord a sud la Scandinavia, e ritornò in patria'2*. Nel 1445, il patrizio Alvise da Cà da Mosto, a ventitré anni, lasciava relazione de’ suoi viaggi a Madera, alle Canarie, al Capo Bianco, al Senegai, e finalmente alle isole del Capo Verde, da lui scoperte. Caterino Zeno (1471) e Ambrogio Contarini (1474) stendevano relazioni dei loro viaggi in Persia, e Giosafatte Barbaro (1472) di quelli da lui compiuti alla Tana, in Russia, nella Tartaria e nella Persia. Per tutta la terra cotesti patrizi e plebei, mercanti ed artisti, portavano l’indefessa attività e l’acuto ingegno, così che fino in Abissinia si trova memoria, nel 1434, di un Francesco Brancaleone e, nel 1482, di un Bencini, pittori veneziani, che là vissero alla corte di quel re, e ornarono col loro pennello alcune chiese cristiane. Tutto ciò che si riferiva alla nautica era oggetto delle cure e degli studi dei Veneziani*3* primi in Italia a tenere pubbliche lezioni di algebra, a istituire cattedre di matematica applicata alla nautica, a pubblicare trattati di navigazione e sopra tutto a coltivare l’arte cartografica*4*. Giudici autorevoli credono opera di mano veneziana l’atlante, probabilmente della fine del secolo XIII, di proprietà del Luxoro di Genova, che, con la carta pisana della Nazionale di Parigi, è il più antico documento italiano che si conosca di cartografia nautica <5>. Per mostrare quanto fiorisse quest’arte a Venezia nel Trecento bastano le mappe del Sanudo Torsello (6*, le carte nautiche di norvegese del secolo X, chiamata Vinland, fosse l’attuale nuova Scozia: « Bibliothèque Univ. et Revue Suisse », dèe. 1902, pag. 643 Ma assai prima di questa scoperta, e anche prima dell’antica carta (1482-1486), trovata dal gesuita Fischer nel castello di Wolfegg nel Wurtemberg, e nella quale si vede indicato col nome di Groenlandia un lembo del continente americano, si sapeva che Niccolò Zeno aveva toccato le coste di Terranova o della Nuova Inghilterra. (1) Niccolò de’ Conti e Giovanni Caboto si vogliono da qualche studioso nati a Chioggia; Bullo, La vera patria di N. de1 C. e di G. C., Chioggia, 1880; Bellemo, I viaggi di N. de’ C., Milano, 1883. (2) Bullo, Il viaggio di M. Piero Quirini, Venezia, 1881 ; Pennesi, Viaggio del magnifico messer Piero Quirino, in « Boll, della Soc. geogr. it. », a. 1885, pag. 812. (3) Toaldo, Saggi di studi veneti, Venezia, 1782; Formaleoni, Saggio sulla naut. ant. dei Veti., Venezia, 1866. (4) Nel 1444 Piero di Versi scriveva Alcune raxion dei marineri, uno dei primi trattati di navigazione. Cfr. J. Morelli, Nota alla lettera di Cr. Colombo, in « Operette », Venezia, 1820, voi. I, pag. 283; Berchet, Portolani esist. nelle principali bibl. di Ven., Venezia, 1865. Si aggiungano quei notevoli prontuari ad uso de’ navigatori, che si chiamavano Marte-lovi, dei quali uno dei più antichi è quello unito all’Atlante nautico di Andrea Bianco. Cfr. Gunther, Der Martelogio, Eine nautische Rechtiungsregel des Mittelalters, in « Geogr. Rundschau » (cit. da G. Marinelli, Scritti minori, Firenze, 1908, I, 274), e De Albertis, Del Martelogio, della navigazione d'altura e degli istrumenti ecc., in « Racc. di doc. e st. pubbl. dalla R. Comm. Colombiana » etc., p. IV, voi. I, cap. IV. (5) Vedi nel voi. I degli Scritti minori del Marinelli a pag. 449 segg., l’Introduzione ad un saggio di cartografia della Regione veneta ; e a pag. 511 segg. Venezia nella st. della geogr. cartogr. ed esploratrice. (6) È noto come la fattura delle mappe del Sanudo sia stata dal Kretschmeyr (in « Zeitschrift der Gesellschaft fùr Erd-kunde zu Berlin >, a. 1891, voi. XXXVIII, pag- 35S), attribuita specialmente a Pietro Visconti genovese, e come tale attribuzione sia stata accolta con favore ; ma secondo le conclusioni recenti del Magnocavallo (La carta « De Mari Mediterraneo » cit., pagg. 438, 449) il Visconti e gli altri ignoti ,cartografi devono soltanto aver aiutato Marino, cosicché le carte del Liber possono a buon diritto esser sempre chiamate Sanudiane.