202 CAPITOLO VI. « tenti cum devotione, quelli contrari Dio li perdona. Da poi se donò la pace et poi « se finite la messa.... Viti montare in Buzimtoro la signoria del Duxe ed altre per-« sone. .. et poi giunsono a Vinegia: el Duxe fece uno disnare a la compagnia: io « non gli intrai, che non me parse andare senza carico de presumptione et per questo « restai. Ma essendo in Santo Marcho al vespero uno zentilhomo venetiano, el qual « me vene a sentar a presso, me disse corno lui aveva disnato cum il Duxe et ch’el « disnare era stato sumptuoso « et richo »(1>. Il Bucintoro, il naviglio sul quale il doge si recava a disposare il mare, fu costruito la prima volta per decreto del Senato nel 1311, ma se ne trova il nome fino dal 1293, in una legge, che parla della barca trionfale, destinata alla persona del doge(2>. Il vocabolo voleva però significare anche una barca da trasporto e da commercio, perchè in un’altra legge del 27 settembre 1355 è scritto : « Quod nostre galee comunis « et buzentauri in reditu suo « levent de omni parte merca-« tores et mercaciones » i(3>. Anche il giovedì grasso fu destinato a commemorare una vittoria, quella su Ulrico, patriarca di Aquileia, il quale nel 1164, con un grosso manipolo di gente friulana, era piombato su Grado e l'aveva occupata. Armata ra-jacopo de’ barbar. (?) — araldo da torneo. pidamente una flotta, i Venezia- Dipinto a fresco sul monumento Onigo nella chiesa di San Niccolò in r # , . , Treviso. ni, sotto gli ordini di Vitale li Michiel, ricuperarono Grado e trassero a Venezia il patriarca Ulrico, con dodici de’ suoi canonici e alcuni dei castellani del Friuli. Ma, ad istanza del papa, furono rimandati al loro paese, col patto che il patriarca dovesse inviare ogni anno nel giovedì grasso dodici porci e dodici grossi pani di farina. Dopo il 1312 (1) Ardi, di Stato di Milano, Cari. Dipi., Venetiis, die XXIII, 1476, mag. III. et ex. principi domino Duci Mediolani. (2) G. Zanetti, Origine Arti cit., pag. 43. (3) Arch. di Stato, Misti, reg. 27, c. 32. — Intorno all’etimologia del dorato naviglio, alcuni, tra i quali Francesco Sansovino e il Boerio, vogliono derivi dal decreto del 1311 che ordina quod fabricetur naviliumj ducentorum hominum-, e bucintoro sarebbe per essi una corruzione di quel ducentorum. Altri pensano fosse così denominato dalle bucine o ¡strumenti musicali, che vi si sonavano nelle solennità. 11 Gallicciolli e il Casoni, invece, reputano che il nome derivi dalla nave Centaurus, menzionata da Virgilio (Aen. V, 122), con l’aggiunta della sillaba greca fior, che in molte parole composte esprime l’idea di grande, immenso, quasi volesse dire magna « Centaurus ». Ma l’etimologia meno improbabile sembra quella dello Zon (nota 146 alla Cron. di Martino da Canal, pag. 726) e del Guglielmotti (St. della mar. pontif., Roma, 18S6, pag. 445), che fanno derivare la parola dal naviglio chiamato bucio o buzo, da cui bucio in oro. È però da notare che bucintoro era vocabolo d’uso comune anche fuori di Venezia: per esempio con tal nome erano indicate le barche usate per il viaggio di persone lungo le vie fluviali.