422 CAPITOLO XII. il quale doveva pure recarsi a Parigi per gli studi (1350)(1). Di sussidi a maestri elementari non troviamo invece se non l'esempio di un povero lettore di grammatica, Cor-baccino da Firenze (1339) <2>, ma a parecchi è concessala cittadinanza o per dimora, o per meriti speciali <3>. Maestri di grammatica degni di particolare menzione furono Donato degli Albanzani del Casentino, l’amico del Petrarca, Giovanni Conversano da Ravenna e Daniele dal Pozzo di Capo d Istria, il quale tenne scuola nella contrada dei Santi Apostoli, ed è autore di una curiosa canzone sulla pietra filosofale <4). Una tradizione vuole che nel secolo XIII il trevigiano Niccolò Boccasino, salito poi sul soglio pontificale col nome di Benedetto XI (1303), abbia, nel suo soggiorno a Venezia, insegnato grammatica ai figli della famiglia Quirini. Accanto alla media istruzione procedevano con fortuna gli studi superiori, e fin dal Dugento si davano pubbliche letture della sacra scrittura, sponendone in latino i luoghi più sublimi e difficili (altiora et subtiliora), o interpretandone in volgare i passi attinenti al costume <5>, e si facevano argomento di meditazione le scienze filosofiche, particolarmente la fisica, la metafisica e l’etica di Aristotile. Tanta era la fama della saggezza e della sapienza dei patrizi, che parecchie città italiane andavano a gara nell’invitarli quali podestà per amministrar la giustizia, e furon chiamati in sì gran numero che una legge, pubblicata intorno al 1274, ma dopo tre anni revocata, proibiva di andare, come si diceva, in Signoria a quei cittadini che con l’opera e col consiglio potevano giovare alla patria <6>. La più antica memoria di patrizi chiamati a render giustizia nelle città italiane è del 1186, nel quale anno Matteo Quirini fu pretore a Treviso <7>. Altri furono maestri di dottrina giuridica, come quelli che, in vari tempi, raccolti in collegio dai dogi Jacopo Tiepolo (1242), Rinieri Zeno (1256), Giovanni Dandolo (1283) e Andrea Dandolo (1346), attesero alla riforma, all’ordinamento e al compimento degli statuti civili e criminali, degli ordinamenti navali, dei libri dei consigli. Oltre all’insigne veneziano Jacopo Bertaldo (8>, cancelliere ducale (1298), parecchi giuristi vennero di fuori, come Serafino da Bologna (1306), Uberto da Cesena (1318) il cremonese Riccardo Malombra (1314), acuto consultore di Stato, Bonincontro de’Boaterii, bolognese, rinomato professore di teologia (m. 1380). Quest’ultimo fu sepolto nella chiesa di San Giorgio Maggiore, della quale era abate, e la la- (1) Cecchetti, loc. cit., pagg. 342, 343. (2) Magister Corbaccinus lector gramatice S. Pauli nacione florentinus è ascritto alla cittadinanza veneziana pel titolo di venticinque anni di abitazione (21 maggio 1306). Il 22 luglio 1322 gli è fatta grazia dalla Signoria per dieci anni di venti soldi di grossi all’anno di salario prò docendo scolar es, sic ut hucusque fecit, e la grazia è fatta occasione sui boni portamenti et sui gravis datimi, quod sibi evenit de igne qui exivit de cella S. Pauli in qua habitabat, qui omnia sua bona concremavit vix evadendo personarn. 11 18 nov. 1327 è fatta grazia al Corbacino di poter insegnare o non insegnare, riscuotendo egualmente i venti soldi annui assegnatigli. Nel 1335 per la età decrepita e per povertà, gli sono assegnati venti soldi di grossi « prò una roba ». Il 15 luglio 1339 al Corbacino « qui semper fuit bonus homo et in doctrina et aliis gratus, et panni « sibi de dorso cadant », è concessa grazia di lire venticinque « prò induendo se ». Il 29 aprile 1340 è fatta grazia allo stesso « cum sibi, sicut dicit, auxilium defecerit plurium, qui ei subvenire solebant », di soldi XX « intuitu pietatis et in subsidium « vite sue, que a modo poterit esse brevis ». Altri sussidi vengono dati a quando a quando al maestro che è chiamato anti-quissimus, povero e cieco. Bertanza e Dalla Santa, op. cit., pagg. 2, 12, 18, 24, 29-30, 33 segg. (3) E curioso ricordare le seguenti aggregazioni di maestri alla cittadinanza veneziana (Bertanza e Dalla Santa, op. cit., pagg. 2, 34, 103, 205): — 1306, maggio 21. Il menzionato« magister Corbaccinus lector gramatice S. Pauli nacione florentinus » è ascritto alla cittadinanza pel titolo di 25 anni di abitazione. — 1342, aprile 29. — A « magistro Ubertino de Pergamo pro-« fessori artis gramatice habitatori Veneciarum in contrata S. Marie Formose (privilegium de annis XV) ». — 1369, novembre 22. — A « magistro Michaeli ab abacho filio q.,T1 Bindi Rodulfi, qui fuit de Bononia (privilegium XV annorum, de intus) ». — 1392, novembre 26. A « magistro Yllario de Saxo rectori scolarum, filio q.m Guidonis, qui fuit de Regio, nunc habitatori Ve-« neciarum in contracta S. Marie Formose (priv. annorum octo habitationis de intus) ». — 1392, dicembre 5. A « Jacobo de « Solico rectori scolarum filio q.m Bonacursii habitatori Veneciarum in contracta S. Marie Matris Domidi (privil. annorum « quindecim habitationis de extra), ecc. ». (4) Bertanza e Dalla Santa, op. cit., Introd., pag. XVI. (5) M. Sanutus Torsellus, Lib. Secr. Fidel. Crucis cit., libr. Ili, p. XV, cap. 22. (6) M. Foscarini, Lett. ven. cit., pag. 44. (7) Burchellati, Commentariorutn Meni. Hist. Trev., Ili, 547. (8) Vedi addietro pag. 86.