174 CAPITOLO VI. (Arsenale di Venezia). Conferiva a rendere agili le membra e poderoso il braccio anche l’arte venatoria. Una vecchia carta dell'Estuario conserva il ricordo di una lunga striscia di terra, intatta fino ai tempi della Lega di Cambrai, che dalle bassure di Fu-sina si protendeva verso Santa Marta ed era tutta a boscaglia, asilo a sì gran numero di lupi che fu detta ponta dei Lovi. Secondo un’antica tradizione il doge Vitale Michiel, famoso tirator d’arco, come prestante in ogni esercizio del corpo, prendeva sommo diletto della caccia ai lupi, che i Veneziani amavano fare in quel luogo. Poco lontano, nei querceti intorno alla Badia dì Sant’llario, si faceva quella dei cignali e degli orsi, ed ognuno doveva dare in tributo alla Badia il capo e un quarto di ogni animale ucciso: i monaci poi avevano l’obbligo, quando colà si recava il doge a cacciare, di prestargli carri e cavalli e di mantenergli i falchi ed i bracchi (1>. Anche nelle selve presso il fiume Li- CARCASSI CON FRECC1E ED ARCHETTI. (Museo Correr). (1) Filiasi, Memorie dei Veti, cit., voi. Ili, pag. 375.