LA FAMIGLIA 451 propria condizione coniugale. Queste circostanze, in un tempo in cui mancavano più validi presidi di pubblicità, concorrevano, insieme col mal costume, a turbare grandemente l’istituto della famiglia. Talvolta però il libertinaggio avvinghiava nelle sue spire il colpevole, e l’ingannatore era punito della sua facile avventura dal rigore della legge. Tale Giovanni Pancogolo, nel febbraio 1328, entrava furtivamente nella casa di Guglielmo Trevisan a San Geminiano ad peticionem Lucie filie suprascripti CARPACCIO — LA NATIVITÀ DELLA VERGINE. (Bergamo, galleria Lochis). Guillelrni et prò ipsa Lucia quarn ipse Johannes arnabat. Costui, d’un tratto, dal padre della fanciulla, che aveva una tresca con una schiava di nome Maria, abitante nella sua casa, si vide, contro ogni verità, trascinato in giudizio sotto l’accusa di aver violato la schiava, goduta dall’accusatore, al quale non premeva punto l’onore della figliuola (1). Ma peggio incolse ad Andrea Biancherio che, dopo avere attirato alle sue voglie una tessitrice di nome Alegrancia, forse incautamente facendole pericolose promesse, calmati gli ardori amorosi, fu dalla scaltra femmina condotto davanti al giudice per regolare i conti. E questi sentenziò: postquam ipse Andreas iam sponte accepit eandem Aiegranciam in uxorem, facere debeat eideni Aiegrancie uxori sue (1) Arch. di Stato, Avogaria di Cornuti, Raspe, I, 2.