424 CAPITOLO XII. 1460) (1), il missionario della cultura classica, e Vittorino dei Rambaldoni (1378-1446), più conosciuto col nome di Vittorino da Feltre, suo luogo natio. Prima d'essere professore d’eloquenza a Pavia, il Barzizza insegnò a Venezia, e tra il 1407 e il 1422 aperse a Padova un collegio-convitto per fanciulli, tra i quali erano alcuni veneziani di famiglia patrizia (2). Fecero altrettanto a Venezia, con più alti intendimenti, prima di trasferirsi in altre città, Guarino veronese e Vittorino da Feltre <3>. Fin da quando andò facendosi in tutta Italia più intenso quel movimento di curiosità appassionata che spingeva sempre più le anime verso i ricordi di Grecia e di Roma, Venezia accoglieva desiderosa l’insegnamento che traeva vigore dalla bellezza antica. Qui insegnarono l'antica lingua dell’Ellade dotti greci, come Manuele Crisolora (1395), Giorgio Trapezunzio (1433-1437), Gemisto Pletone (1438). Altri greci, giunti dopo i concilii religiosi di Ferrara (1438) e di Firenze (1439), e dopo la conquista turca di Costantinopoli (1453), trovarono sulle lagune una seconda Bisanzio. Il Cardinal Bessarione visse molto tempo a Roma, ma amò, come patria ideale, Venezia, alla quale donò nel 1469 molti de’ suoi preziosi codici, che furono collocati in palazzo ducale, finché fosse mandata ad effetto la deliberazione, presa nel 1422, di erigere una pubblica libreria. Gli oggetti d’arte dell’antichità, in gran parte salvati e custoditi nei conventi, escono alla luce e divengono sorgente di godimento nelle collezioni dei privati cittadini. Dalle epigrafi, dalle medaglie, dalle sculture parlano le lingue vetuste dell’Ellade e di Roma. È un esempio da ricordare quel notaio Oliviero Forzetta, possessore di un vero museo, di cui, documento importantissimo, resta un inventario del 1335, l’anno in cui il Forzetta da Venezia si trasferì a Treviso. In esso si parla di oggetti di oreficeria, di medaglie, di teste (cammei), di tavolette pitturate, di disegni, di frammenti di sculture di San Vitale in Ravenna (qui sunt tagliati Ravennae Saneto Vitale), di medaglie, di codici e libri di filosofia e di letteratura (4). Più meritevole di menzione è un veneziano, Giacomo Marcanova (m. 1467), lettore di filosofia a Padova e a Bologna, il quale fu, si può dire, il precursore di quegli studiosi che nel Cinquecento fecero raccolte di anticaglie. Intorno alle iscrizioni da lui studiate e trascritte in vari luoghi d’Italia e di Grecia, egli compose un volume adorno di miniature e di (1) Gerini, Gli scrittori pedagogici ¿tal. del sec. XV, Torino, 1896, pagg. 10, 42, 270. — Sul Guarini vedi le varie pubblicazioni di Remigio Sabbadini, tra le quali più notevoli La scuola e gli studi di Guarino veronese (1896) e YEpistolario di Guarino (tre voli.). — La medaglia di Matteo de’ Pasti (pag. 412) ci mostra le sembianze del Guarino, ed è curioso raffrontarla con un ritratto molto diverso, che da un codice della collezione Phillips-Fenwich a Cheltenham, fu pubblicato dall’OMONT (Portrait de Guarino de Ve'rane, Paris, 1903), e che è probabilmente una copia del ritratto che ornava il manoscritto autografo della traduzione latina della Geografia di Strabone, compiuta dal Guarino nel 1458. (2) Arch. Not. di Padova, Atti Niccolò Torresan, 1423, 13 dicembre. — Giovanni Michiel pone presso il Barzizza a pensione il proprio figlio prò docendo ei grammaticam. Cfr. pure Sabbadini, Lettere ed orazioni edite ed inedite di Gasparino Barzizza, in « Arch. Stor. Lomb. », a. XIII, fase. II e III, n. 9, 12, 15, 18, 19, 39, 66, 92, 104, 120, 141, 156, 171, 180, 186; R. Cessi e B. Cestaro, Spigolature Barzizziane, Padova, 1907, pag. 14. (3) V. Rossi, Il Quattrocento cit., pagg. 38, 39; Sabbadini, Epist., Ili, pag. 54 segg. (4) Federici, Meni. trev. cit., voi. I, pag. 184. gasparino da barzizza. Incisione del sec. XVIII di Marco Pitteri.