LA FAMIGLIA 447 diventano sempre più ricchi ed eleganti ; si abbelliscono con delicati rilievi di scene e storie d’amore i dittici d’avorio (1>, che, imitando l’antico costume romano, si regalavano in occasione di nozze, e i cofanetti d’osso per il piccolo corredo prezioso, che sostituirono le antiche arcelle. Nei fastosi banchetti nuziali, allietati od afflitti da orazioni latine ed italiane e da poesie più o meno eleganti (2), compariva la preziosa coppa di vetro di Murano, sul cui fianco, tra fiorami ed ornamenti, campeggiavano i ritratti degli sposi (3>. Con altre forme o con altri ..... ,, LA COPPA ATTRIBUITA AL BEROVIERO. riti tentavano di ottenere il ma- (Museo correr), trimonio i giovani più ardenti, i quali avendo avuto un rifiuto dalla famiglia della fanciulla, giungevano ad atti violenti, come al ratto della donna amata, che volentieri (spesso se non sempre) si lasciava rapire (4>. Altri trovavano la loro quiete nelle nozze clandestine. Un esempio ne è tramandato da un’antica leggenda: quella di Elena Candiano e di Gerardo Guoro, che diede argomento ad una novella del Bandello ed è una delle tante versioni della leg- (1) Curioso un dittico nuziale a forma di pettine disegnato dal Grevembroch, con questa scritta : Dittico nuziale di eburnea fattura a modo di pettine per vezzosa sposa promessa in premio a vitorioso e formidabile guerriero. (2) J. Morelli (Operette cit., voi. I, pag. 145) cita come la più antica poesia scritta in occasione di nozze veneziane un epitalamio che, per il matrimonio di Jacopo Balbi con Paola Barbaro, figlia di Francesco, fece nel 1453 l’ungherese Giovanni Cesinge, meglio conosciuto col nome di Giano Pannonio. (3) Splendido modello della vetraria medievale di Murano, si conserva ancora nel museo civico Correr la preziosa coppa nuziale del 1440 circa, attribuita ad Angelo Beroviero, di vetro azzurro, tutta a dipinture di smalto e dorature a fuoco. Tra fregi d’oro, chiusi da due fascie di dorati rabeschi, due medaglioni, co’ busti di un giovine e di una giovinetta, stanno in mezzo a due gruppi, che rappresentano l’uno sei donne che cavalcano verso una fonte, l’altro quattro donne ignude immerse nella fonte, mentre altre due stanno sulla sponda. Probabilmente si tratta d’un bagno o abluzione purificatrice, come quella di cui fu comune l’uso nell’età di mezzo. Bagni d’acqua lustrale a scopo di purificazione si ricordano da Attone di Vercelli (Migne, Patr. lai., voi. 134, col. 34 segg.), nella Vita Sancii Altfridi (Mabillon, Ada SS. ord. S. Ben., IV. 1, 676 segg.). Forse è qui riprodotta una fonte in mezzo ad una selva (simile alla fonte Ardenna), alla quale le donne si recano in cavalcata per un bagno espiatorio o purificativo. Tali bagni erano, in alcune regioni, prescritti alle donne dopo il puerperio. (4) N. Tamassia, La famiglia it. cit., (Museo Correr). pag. 180. la coppa attribuita al beroviero.