18 INTRODUZIONE cercato per breve tempo un rifugio sui lidi gradensi, posero stabile dimora in Grado, che più tardi fu chiamata seconda Aquileia e divenne in breve la più ricca e la più bella fra le isole. Molti fuggiaschi di Concordia, fiorente d’industrie e di commerci <2>, cercarono riparo sull’isola, che dalle capre ivi condotte dai pastori fu chiamata Caprule e indi Caorle. Costoro si diedero al lavoro dei campi, aU’allevamento delle mandrie, e assodarono tutto il territorio compreso tra le foci della Livenza; e, se crediamo alla cronaca altinate, oltre alla istituzione di colonie agricole e alle solite occupazioni della pesca e della caccia, i nuovi abitanti di Caprule regolarono, fino da allora, il corso delle acque dei canali. Fra Grado e Caorle, l’isola di Bibione, asilo ad altri Concordiensi, sorgeva dove è ora il villaggio di Bevazzana, alle foci del Tagliamento. Presso alla foce della Piave era Pisola, su cui gli Opitergini, scampati alla rovina della loro città, compiuta dal langobardo Rotari, fondarono Civitas nova, denominata Eracliana in onore dell'imperatore Eraclio (1). Vicina l'altra isola popolata da Asolani e da Feltrini, e chiamata Jesolo, o anche Equilio per le razze dei cavalli che vi si allevavano e custodivano, insieme con molto gregge di bovi, di giumenti, di maiali. Le isolette di Torcello, durante l’irruzione di Attila, avevano dato asilo agli Altinati, i quali, già a mezzo il secolo quarto, dai santi vescovi Liberale ed Eliodoro, erano stati convertiti al cristianesimo. Da esse, passato il pericolo, molti tornarono ai luoghi nativi, ma Torcello accolse, nel settimo secolo, una seconda emigrazione altinate. Il vescovo vi trasferì la sua sede (638 c.), e sorsero chiese ed edifizi, costruiti in molta parte con pietre e marmi trasportati da Aitino, il quale peraltro non rimase deserto e sino alla fine del secolo nono conservò una certa importanza (2>. Gli Altinati popolarono anche Ammiana, dove sorgeva il celebre chiostro dei Santi Felice e Fortunato, Costanziaca, famosa per il tempio e il monastero di Sant’A-driano, Amuriana, Burano, Majurbio e i lidi vicini, dove, ancora nel Trecento, sorgevano sontuosi avanzi di basiliche antiche. Altre genti e altri costumi a Malamocco, cinta da un lido fiorente, dove si ridussero il commercio di Padova e, col vescovo loro, moltissimi cittadini. Presso al lido di Malamocco, Poveglia, e, passato il porto d’Albiola, s’alzavano,, l'una accanto all’altra, fiorenti per le loro saline, la maggiore e la minor Chioggia, il cui nome derivò probabilmente dalla Fossa Clodia dei Romani. Da stazione importante per le sue vie fluviali e terrestri, o da mansione romana della grande via acquatica che da Aitino conduceva a Ravenna, Chioggia, durante le scorrerie barbariche, divenne rifugio de’ Padovani, de’ Monselicensi e degli Atestini, e fu poi compresa nella nuova confederazione lagunare. La più modesta, ma la più sicura, Rivoalto, sorgeva nel mezzo della regione lagunare, la quale, nel lembo estremo, a sud, opposto a quello dove si ergeva Grado,, era terminata da Cavarzere (Caput aggeris). Tutto intorno, baluardo contro i nemici, la laguna. Al nuovo popolo, sorto in tanta ruina d Italia, giovarono i pericoli corsi, la lotta costante contro il suolo inospitale e contro i predatori vicini, le necessità di una vita (I) Nel documento più antico, il trattato di Liutprando del 714, si fa menzióne di Civitas nova: soltanto più tardi ™Tr.VV dl C,'i,as Cosi l’er CS™PÌ0 nel diacono Giovanni, pagg. 64, 91 ; e in un documento del 1106 cit. dal Cecchftti, La vita dei Veti, fino al 1200, Venezia, 1870, pag. 15, n. 2. . v?™011*’ SU"e ,raditioni intorno uUe antich‘ immigrazioni nella 'laguna, in < Arci, Veneto , a. 1884, t. XXVIII, pag. 330. .