Lo si vide allora gareggiare di velocità coi compagni, arrivare tra i primi alla trincea nemica, far strage di Austriaci con le bombe a mano. Ferito una prima volta, rifiutò di recarsi al posto di medicazione; ed incurante del sangue e del dolore, continuò a combattere. Una seconda ferita, più grave e dolorosa, non bastò a vincere la sua indomita fibra ; anzi, incoraggiando i compagni, inneggiando alla patria ed alla vittoria, egli raddoppiò di energia. Ma alla fine un terzo proiettile lo colpì a morte: ed allora, con eroica esaltazione, non potendo altrimenti offendere, lanciò contro il nemico la sua gruccia. Prima di morire volle baciare il piumetto da bersagliere. Le sue ultime parole furono "Viva l’Italia !" Alla memoria dell’eroe trasteverino, amatissimo dai superiori e dai compagni, il Re concesse di motu-proprio la medaglia d’ oro al valore : e Roma, orgogliosa di avergli dato i natali, decretò che si innalzasse a lui un monumento. Dietro la linea di Gorizia i nemici avevano preparato altre due linee di difese per sbarrarci la via di Trieste. Tutto il territorio del Carso, già naturalmente arduo, era stato da loro trasformato in una fortezza ; triplici file di reticolati, muniti di grossa artiglieria, caverne naturali disposte a difesa e trasformate in nidi di mitragliatrici, proiettili a gas venefici, tutto fu messo in opera per impedire e ritardare l’avanzata nostra. Ma "vincere bisogna” aveva detto il duca d’Aosta in un mirabile ordine del giorno ai suoi soldati ; ed essi lo seguirono imperterriti nel faticoso cammino, - 59 -