cacciatorpediniere. La marina nostra, come al solito, vigilava. Dopo una lunga notte di vedetta presso F isolotto di Premuda, Luigi Rizzo e il guardamarina Aonzo si preparavano a tornare in porto con i loro due piccoli motoscafi quando il comandante Rizzo, scorgendo fumi all'orizzonte, pensò d’essere stato scoperto e che siluranti nemiche si apprestassero a dargli caccia. Non ostante la enorme sproporzione delle forze, i valorosi non esitarono un momento sul partito da prendere e Rizzo volse la fragile prora all’ attacco. Ben presto si accorse con quale nemico, più potente di quello che aveva immaginato, avesse da fare; ma la corsa non per questo fu interrotta ; anzi, piuttosto che lanciare i siluri all’esterno della formazione nemica, vi si cacciò dentro, passando fra due dei cacciatorpediniere di scorta. Uno di questi lo vide, e dette l’allarme, ma l’azione fu così fulminea che non permise al nemico una efficace difesa. I siluri del motoscafo del comandante Rizzo, lanciati a meno di 200 metri contro i fianchi della modernissima dreadnought Szent Istvan, le squarciarono i fianchi, sicché la nave presto si sbandava e si inabissava. La confusione nella formazione nemica dovè essere grande ; pur tuttavia qualche cacciatorpediniere della scorta si dette ad inseguire l'animoso piccolo scafo italiano che, sarebbe stato certo perduto, senza la presenza di spirito del suo comandante. Questi fece lanciare nella scia le torpedini antisommergibili che aveva a bordo ; una di esse scoppiando sotto - 136 -