danno, ma non lo poterono raggiungere a causa deila minore velocità. Anche le unità austriache, che avevano attaccato Porto Corsini, vennero respinte e danneggiate dalle batterie costiere. Ma già fin da quel primo giorno della guerra i marinai italiani avevano dato prova di quelle virtù militari, che non smentirono mai. Citeremo due soli esempi. A Porto Corsini il secondo capo Conti, ferito da un proiettile nemico, versando sangue in gran copia, ebbe la fermezza di saltare in bicicletta, di lanciarsi a portare avvisi ed ordini, e di tornar poi a riprendere il suo posto di combattimento. Un fuochista del Turbine, Rosario Giuffrida, raccolto da un’ imbarcazione austriaca e condotto a bordo di una delle navi assalitrici, quando vide all’ orizzonte i fumi dei nostri incrociatori che davano la caccia al nemico, senza esitazione, piuttosto che rimaner prigioniero, arrischiando la morte, si gettò in mare, con pericolo di essere travolto nella scia delle eliche o di essere preso a fucilate, o di morir sfinito nell’Adriatico, E dopo una lotta terribile con le onde, tratto a salvamento quasi per miracolo da una delle nostre siluranti, ebbe ancora il coraggio di gridar un evviva all’ Italia, di manifestare tutto il suo orrore per esser caduto in mano al nemico ! Alla loro volta gli Italiani con uno stuolo di siluranti bombardarono il cantiere di Monfalcone, occuparono Porto Buso e Grado, che divenne presto 102 -