prese. Ma la marina italiana meditava in silenzio altre, e ben più difficili spedizioni, le studiava diligentemente, ne preparava con somma cura 1’ esecuzione. Si trattava di violare il porto di Pola, di affondare le navi colà ancorate sotto la protezione di quadruplici formidabili sbarramenti. L’ incarico fu assunto da Mario Pellegrini, già compagno del Rizzo nell’impresa di Trieste : con lui tre soli compagni, il secondo capo silurista Antonio Milani, il marinaio scelto Francesco Angelini, il fuochista scelto Giuseppe Corrias : tutti votati alla morte o alla prigionia ; consci che, se avessero potuto entrare, non sarebbe stato loro possibile l’uscita dal porto. 11 nemico, istruito dalla esperienza, aveva modificato le ostruzioni per impedire l’ingresso agli audacissimi motoscafi ; ma il genio italiano non si era dato vinto per questo. Si era costruito un microscopico battello di strana forma, una specie di tank marino, a cui fu dato il nome di " Grillo ". Su di essó si imbarcarono i quattro valorosi che, accompagnati da una scorta comandata dal Ciano, furono lasciati alla imboccatura del munitissimo porto nemico, nel cuore della notte. Le molteplici ostruzioni vennero, non abbassate, ma superate dal novissimo tipo di silurante. Ma checché si credesse allora, la fortuna non assistè quei quattro, più che valorosi, audaci ; poiché furono scoperti e fatti prigionieri in mezzo ad un uragano di fuoco (il marinaio Angelini fu poi amputato del braccio) prima di aver potuto portare a fondo l’impresa (1 5 Maggio). - 133 -