Capitolo XVII. LA MARINA NEL SECONDO ANNO DI GUERRA. A sopra ogni altro la marina si dedicò in questo tempo agli attacchi di sorpresa nei porti nemici, con un’audacia di esecuzione che non ha raffronti o paragoni in precedenti guerre. Poiché il nemico non usciva dai suoi porti con le grosse unità, e le nostre corazzate, i nostri incrociatori nelle loro imprese erano troppo esposti agli attacchi dei sommergibili, con geniale intuito si pensò di violare i porti nemici, e, tentata prima la prova con le torpediniere, si ricorse poi alle minuscole siluranti, ai motoscafi addetti alla caccia dei sommergibili (M. A. S. = motoscafi anti sommergibili), invenzione prettamente italiana. Iniziò questa serie di attacchi, sotto 1’ alta direzione del Comandante la piazza marittima di Venezia, il tenente di vascello Gravina, il quale con la torpediniera 24 O. S., sulla quale aveva preso imbarco il capitano marittimo di Capodistria, Nazario Sauro, nella notte del 28 maggio osò entrare nel ben munito porto di Trieste, e quivi lanciare i siluri