Una nota del lS<)l 475 quindi come una convinzione sua e di tutti i circoli politici balcanici, non come un fatto. Quindi insiste ne’ suoi apprezzamenti dicendo non esservi dubbio sulle mire della politica austriaca, e affermando che inevitabilmente, essa deve mirare a nuove occupazioni territoriali giunto che sia il momento opportuno. « La storia contemporanea ci fornisce a tal riguardo un efficacissimo esempio. Nello stesso modo che per assicurarsi il pacifico possesso del Lombardo Veneto l’Austria dovette gravitare su tutto il resto d’Italia, oggi, per garantirsi il tranquillo possesso delle provincie bosniache, deve gravitare su tutto il resto della Penisola Balcanica. Come il Gabinetto Imperiale si studiò di avere le famiglie regnanti italiane devote ai suoi sistemi di Governo, cosi ha cercato di rendere gli Stati indipendenti dei Balcani ciechi strumenti della sua politica. Non riusci col Montenegro, come non riuscì coi Piemonte. Riesci invece col Re di Serbia, come riuscì coi Principi di Modena, di Parma e di Toscana attirandoli nell’orbita della sua esclusiva influenza. Ma la politica del Re Milano era politica personale, in aperto contrasto coi sentimenti della Nazione, e sceso egli dal trono, la Serbia cessò di essere per l’Austria-Ungheria terreno propizio alle sue idee di predominio e garanzia di pacifico possesso nelle provincie bosniache. Oggidì, a lato di queste provincie vivono due milioni di Serbi indipendenti che osteggiano l’Austria Ungheria, e non fanno mistero delle loro aspirazioni all’annessione delia Bosnia e dell’Erzegovina. Questi due milioni di serbi in contatto immediato con le popolazioni serbo-croate dell’impero, costituiscono per la tranquillità interna delle provincie slave dell’Austria-Ungheria un pericolo incessante ». Il compianto diplomatico, dopo aver accennato a questo pericolo, dice che l’eventualità di una marcia