vm — VALLONA E IL SUO GOLFO più, ma "siccome l’appaltatore della illuminazione pubblica, il quale è anche l’accenditore, sta di casa a qualche chilometro da Vallona, per non aver seccature li accende verso le tre o le quattro e poi se ne va tranquillamente ai domestici lari. Cosicché i fanali sono accesi, e non ci se ne accorge, quando v’ è ancora il sole — e sono spenti alla sera quando fa buio. Se si deve recarsi da qualcuno, di sera, bisogna andare con la lanterna come si usava da noi nel medio evo. D'inverno, quando vi è qualche riunione, anche le signore in toilette debbono rassegnarsi ad andare in giro a questo modo. Che di carrozze non è il caso di parlarne. Quando finisce uno di questi ricevimenti, nella strada, pare passi una piccola fiaccolata. Disgraziatamente una delle case più ospitali, quella dei Vlora, da un po’ di tempo è chiusa. L’amicizia per noi manifestata senza reticenze, le cordiali relazioni col nostro Consolato, certamente non sono state estranee afa persecuzione contro Djemil bey, il quale per fortuna è riuscito a sfuggire a tempo alla polizia incaricata di arrestarlo. Vive ora rifugiato a Corfù, con poca speranza, mi pare, di poter ritornare in patria. Egli appartiene per l’appunto a quella famiglia dei Vlora dalla quale esce Ferid suo zio, il quale da Vali di Konia, due anni fa, è stato nominato Gran Vizir. Nella famiglia dei Vallona vi erano sempre state tradizioni italiane, e non hanno mai temuto di aver contatto con gli europei. Un altro Vlora occupa un’alta carica a Costantinopoli e ha dato due delle sue figlie in moglie ad ufficiali tedeschi al servizio del Sultano. Un altro zio di Djemil, presidente del Consiglio Sanitario, ha per moglie una sua nipote e sorella di quest’ultimo, edu-