2q2 VI — SCUTAHI K IL SUI» LAGO o sei persone arrivate a bordo con la nostra lontra. Credendo non vi fossero altri viaggiatori, il comandante aveva dato l'ordine di partire. Ma qualche minuto dopo, ecco apparire in distanza un’altra lontra carica di passegiiicri che voga verso il I)anit;a. Il comandante vorebbe partire perchè, secondo lui, non si può fare il comodo della gente che arriva in ritardo : Peggio per loro ! Ma c’é a bordo il proprie- * tario del vapore, queU’ineffabile maltese del quale ho già parlato poco fa. Ed egli dà l’ordine di aspettare. Il povcr uomo seguita a raccontare a tutti che in questa speculazione sul lago turco-monte-negrino ci ha rimesso un patrimonio, c uon può rinunciare — solo pel gusto di essere puntuale nella partenza — a una \entina o una trentina di corone che forse frutteranno questi altri passeggieri, c vuole si aspettino. Il comandante brontola fra i denti: dice che quando c’e un'orario bisogna rispettarlo: ma naturalmente obbedisce. Il giuoco si ripete un paio di volte, cosicché il (ischio della partenza, quello vero, e dato una buona mezz’ ora dopo il nostro arrivo a bordo. Tutto sommato non e un gran male. Nessuno mi aspetta, e, arrivare mezz'ora prima o mezz'ora dopo, fa proprio lo stesso. Da Plavnitza a Scutari ri sono parecchie ore di navigazione. Il lago (l'antico Labealis dei latini) ha una larghcua massima di circa 14 chilometri ed è lungo 50: Plavnitza e quasi alla (ine del pittoresco ed interessante lago, mentre la città che ora gli dà il nome è all’estremità opposta. Vi arriviamo verso le quattro, e solo all ultimo momento poco prima di approdare, ci si presenta dinanzi l’antica città, tino allora nascosta dalle piccole alture che la circondano. Su una di queste alture spiccano