440 X — DALMAZIA - ISTRIA - TRIESTE Ricordando poi i recenti moti di Croazia, egli disse che i croati non trovarono nè giustizia, nè aiuto da nessuna parte: « Invece, di tutte più nobile in Europa la nazione italiana, con la sua stampa, ebbe la grandezza ed ebbe la carità di manifestare ai croati la sua simpatia, la sua compassione mostrandosi degna così della libertà conseguita. Ed io, con sentimento profondo, significo al popolo italiano la nostra riconoscenza. Nè l’onorevole Trumbich fu il solo slavo che parlò in questi termini. L’on. Smodaka disse: « I tempi sono mutati. 1 nostri vecchi, dopo tante lotte, non sanno persuadersi che noi ci si possa unire agl’ italiani e stringere ad essi la mano, dicendo loro : — Vivete liberi e rispettati su questa terra. — Ma un vero, un positivo interesse ci conduce a renderli amici del nostro popolo. L’italiano ci occorre per ragioni di cultura. Dobbiamo quindi influire per far prevalere le tendenze conciliatrici. Anche quando la Croazia verrà costituita, l’italiano sarà un mezzo potente a farci partecipare al progresso civile in Europa ». E’ facile immaginare come sia stata profonda l’impressione prodotta negl’italiani da quelle parole accolte dai più fragorosi applausi di tutti i presenti. Dopo quella seduta sembrò a tutti che l'accordo fra il partito autonomo (partito italiano) e il partito croato dovesse presto diventare un fatto compiuto. Sventuratamente un cumulo di circostanze ha impedito finora che, come diceva allora il Villari, in un articolo pubblicato dal Corriere della Sera, si passasse dalle parole ai fatti addivenendo a qualche cosa di concreto. Come si è visto le prime avances furono fatte dal partito croato, e le due persone che ne presero l’ini-