Il Vice Consolato d’Italia 331 — Ma — si osserverà subito — vuol dire che l’Austria vuole e può spendere molto di più, mentre il nostro bilancio non ci permette tali lussi... Prima di tutto vi sarebbe da rispondere che anche nel nostro bilancio degli Esteri cosi com’ é, vi sono i fondi per mantenere con un po’ più di prestigio le nostre rappresentanze in questo vicino Oriente, dove l’Italia ha cosi vitali interessi, e poi che sarebbe facilissimo trovarvi anche quelle poche decine di migliaia di lire sufficienti per affermarvi un po’ più la nostra influenza, se si avesse il coraggio di sopprimere due o tre Consolati Generali assoluta-mente inutili, e non si facessero ad ogni momento movimenti nel Corpo Diplomatico determinati da tut-t’altre ragioni che l’interesse pubblico. In secondo luogo si può rispondere che in fatto di politica estera, quando ci si prefigge uno scopo, un obbiettivo qualsiasi, non si può arrestarsi a metà, poiché allora tanto vale non cominciare nemmeno — e risparmiare anche il poco. Ma nel caso speciale non si trattava nemmeno di spendere. Si trattava soltanto di spender bene come fa l’Austria, poiché non bisogna credere che il vicino Impero sciupi allegramente il suo danaro in Albania senza sapere ciò che fa. La casa é costruita da un ricco albanese, e il Governo Austriaco si é impegnato soltanto a prenderla in affitto per un certo numero d'anni. In sostanza spende una piccola cosa, di più per avere una magnifica residenza. E siccome pochi sanno di questo contratto, tutti credono naturalmente sia il Governo che se la costruisce, per cui. anche politicamente, la cosa finisce per avere il carattere di una affermazione. Chi costruisce o fa costruire, manifesta