fi4 I — II. MINUTI KXo I.M.I I AFFARI KSTtkl E* per «»empio noto, e non può essere measo in dubbio, come egli abbia sempre fatto tutto il possibile per favorire i suoi correligionari. Ora, si può e»»cre spregiudicati fin che si ruole, ma tutti sanno come in molte Capitali assolutamente non sono ac-iettati, i diplomatici israeliti. In generale, anche dove non »'oppongono formalmente a) loro invio, li accolgono ugualmente con una certa diffidenza. Sari ingiusta, sarà una cosa non conforme ai nuovi tempi e alla civiltà moderna, ma il fatto è questo, e non si può non tenerne conto nello scicglierc il personale, per le nostre Missioni all'Estero. Noi, ai potranno avere le idee più larghe e più liberali del mondo, ma non si può pretendere d'imporle altrui, ed è sempre un errore il tentarlo, perché può mettere le nostre Legazioni in una postatone difficile. Bisogna pur riconoscere, parafrasando una celebre frase del Gambetta, che il tilasemitismo non può essere una merce di esportinone. Si tratta di una questione motto delicata. Lo so. Ma non vedo per quale ragione non vi si dovrebbe accennare dal momento che é stata, ed é sempre sollevata. Ebbene. io mi domando, se mentre tutta la Francia era soaaopra, ed erano covi violenti le polemiche sull'alfa re Dreyfuv tanto che anche nella vita mondana la società di Parigi era nettamente divisa in due campi, era proprio il momento per mandare tre t«r»eliti all'ambasciata di Parigi1 Vi era già da tempo U Polacco come Consigliere di Ambasciata, un vmlorc di primo ordine per l'ingegno versatile, per il tatto squisito, e ebe s'era fatto amare da tutti, tanto che per di vero, anche a Parigi, e in quel anondo ostile all'elemento israelita, ncsauno si occupava delia sua