Allo scalo 329 emanano, bisogna entrare e rimanere qualche minuto per le solite formalità, quando non si ha la fortuna di avere a Vallona un Console come l’ottimo signor Ancarano — un amico della prima giovinezza, che ho trovato li dopo vent anni che non ci si era più incontrati — il quale vi viene incontro e vi sequestra gentilmente per condurvi alla palazzina del Consolato, ed ivi offrirvi la più affettuosa e cordiale ospitalità. Tanto più gradita inquantoché ho veduto in che razza di lurido posto avrei dovuto passare qualche giorno della mia vita — in una locanda che per ironia si chiama Locanda del Paradiso — ove fossi stato abbandonato al mio destino I Nel fare quei quattro o cinque chilometri, la nostra carrozza pareva dovesse sfasciarsi ad ogni momento, e, dico la verità, ho tratto un respiro, quando siamo giunti al Consolato. Poi, come al solito, si finisce per abituarsi anche a questi veicoli — e all'odore nauseabondo che emana dalle sudice vesti dell’ autome-donte..-.. Non è però sempre facile l’abituarsi ad una strada come questa che va dallo scalo a Vallona, poiché non solo essa è pessima, con fosse profonde mezzo metro, ma é tutta seminata di grandi blocchi di pietra, alcuni di proporzioni enormi ed abbandonati nel bel mezzo della strada. Figuratevi gli sbaki di quelle povere carrozze sconquassate che la percorrono abitualmente! Ho poi avuta la spiegazione relativa anche a questi blocchi che da anni ostruiscono in tal modo la strada. l'n giorno — parecchi anni fa — in seguito probabilmente ai reclami di qualche Consolato, venne l’ordine da Costantinopoli di procedere immediatamente ai lavori per rendere la strada più praticabile: