496 XI OH ERRORI DELLA NOSTRA POLITICA sari Civili che avrebbe dovuto consigliare al nostro Governo, o di non accettare la nomina circondata da tante restrizioni, o per lo meno di non menarne vanto, se piuttosto che niente si era creduto di accettare ugualmente. Naturalmente al pubblico si è cercato di non far sapere come stanno veramente le cose : ma a mettere come suol dirsi i puntini sugli i, è intervenuto lo stesso generale De Giorgis, il quale, se ha qualità di primo ordine per il comando della Gendarmeria, non ha certo dato prova di tatto e di abilità diplomatica nella intervista pubblicata nella Tribuna del 21 ottobre scorso. Che la sua posizione oltreché molto delicata non sia punto brillante, nè tale da soddisfare il nostro amor proprio si sapeva e si intuiva da molti. Ma il Generale De Giorgis per rispondere e difendersi da qualche attacco che gli fu mosso, ha creduto bene di proclamarlo su per i tetti. Il corrispondente del giornale romano avendogli accennato a qualche malumore per l'opera sua da parte degli albanesi, ebbe dal Generale questa risposta: « E’ strano che le due sole persone di cui io ebbi ad occuparmi, aU’infuori dell’orbita delle mie mansioni, sieno proprio state Albanesi, i fratelli Leonidas e Naoum Natchis di Coridja. Conobbi il Leonidas, che è professore, in una visita fatta alle carceri di Salonicco : mi disse che era stalo condannato per avere tradotto in albanese non so più quale opera di V. Hugo. Il suo caso mi colpi, ne parlai col Vali di Salonicco e con Hilmi-Pascià : si esaminarono gli atti, e mi si rispose che non era per ora il caso di fare alcun passo a Costantinopoli per ottenerne la liberazione. Il mio còmpito cessava qui: anzi, io aveva già sconfinato dalle mie attribuzioni, poiché spetta agli agenti civili e non a me rivedere le ingiustizie commesse.