|6S III — DAI. NARENTA A CATTARO sponsabile, il quale prendesse il posto di quello sorto dalla rivoluzione. Certo, poiché egli si era imposto questo assoluto riserbo, a maggior ragione doveva esigerlo ed imporlo al Ministero, evitando procedesse ad atti, a nomine, e a qualunque misura nell'ordinamento dell’amministrazione, che potesse pregiudicare l’avvenire. Ma, nelle prime settimane, il Ministero non aveva libertà di azione. Doveva obbedire ai congiurati dell* 11 giugno e al Maschin che li rappresentava nel Gabinetto. Il primo atto di autorità verso il Gabinetto sorto dalla rivoluzione, il Re lo fece esigendo che — per la prima volta in Serbia — il Ministero non s'ingerisse nelle elezioni. Molti hanno qualificato l’atto come una prova di grande ingenuità. Rimane a vedersi se, in questo caso, questo grande rispetto alla libertà del voto sia stata ingenuità o abilità. Re Pietro affrettò allora le elezioni, perchè evidentemente la costituzione di un Ministero responsabile con una Camera regolarmente eletta era per lui la liberazione. Malgrado il riserbo che il Re si era imposto, coloro che lo avvicinarono in quell’e-poca, ebbero codesta impressione. E forse in un paese essenzialmente democratico, dove c'è ancora, ahimè I una gran fede nelle istituzioni parlamentari, un Re scrupoloso nel rispettare la costituzione, che parla sovente della libera Svizzera è quel che ci vuole. Re Pietro, che forse è davvero un po* dottrinario, e al quale non dispiace di poter collocare di quando in quando una bella frase, va acquistando realmente delle simpatie. Solamente, il dottrinarismo e la pratica del Governo, sono cose le quali non vanno sempre troppo d'accordo. Un giorno