472 XI - GLI ERRORI DELLA NOSTRA POLITICA secondo l’ordine segnalato dall’Ammiraglio, un mesto saluto ai morti di quella giornata al grido di: Viva il Re, e perchè gettasse l’àncora a Durazzo o a Vallona. Nella Penisola Balcanica poi, legati dai vincoli della Triplice, abbiamo creduto nostro unico dovere fosse quello di secondare incondizionatamente l’Austria nelle sue mire e nel suo atteggiamento contro la Russia, senza che alcun patto ci obbligasse a seguire tale linea di condotta. Ed è tanto vero che non ci facevano questo obbligo i patti dell’alleanza, che la Germania non ha mai voluto prendere una parte troppo viva in tutte quelle questioni, e più di una volta, quando l’Austria accentuò in senso aggressivo la sua politica, si ritrasse in disparte non volendo fossero alterate le sue relazioni cordiali con la Russia. Noi invece ci siamo gettati a capofitto in questa politica, sostenendo il Coburgo e la Bulgaria contro la grande potenza liberatrice, quando vivissimo era il risentimento della Russia e quello personale dello Czar contro il successore del Battemberg. Ne è a credere che tale nostra condotta corrispondesse veramente ad un programma.liberale, come si diceva da taluno, asserendo che l’Italia doveva necessariamente informare la sua condotta al concetto di sostenere il principio della nazionalità, perchè mentre ci si comprometteva in quel modo, dato il nostro perfetto accordo con l’Austria contribuivamo, sia pure indirettamente, a conculcare in mille modi la nazionalità Serba. Le aspirazioni cioè di un popolo col quale abbiamo sempre avuto relazioni di viva amicizia e simpatia. Quella nostra condotta fu una delle principali ragioni per cui l’influenza russa si è sempre manifestata così ostile a noi in Africa, quando laggiù, sulle ambe del