Fin da II3epoca di Ca terina li 473 Tigrè, per la seconda volta s’infranse la fortuna d’Italia. Non abbiamo compreso che in nulla poteva giovarci quell’atteggiamento, col quale abbiamo anche dato una prova di colossale ingenuità, poiché, mentre per seguire ciecamente la politica austriaca ci si comprometteva a quel modo, il vicino Impero senza essere disturbato, intensificava la sua azione nella Penisola Balcanica e specialmente in Albania, mirando a consolidare più che mai quella egemonia sua nell’Adriatico, che noi si pareva riconoscergli ormai come un diritto. Diffatti un bel giorno, nel 1897, si seppe in Europa, non senza qualche sorpresa, che fra i due Imperi un accordo era intervenuto per le questioni balcaniche. Eppure quell’accordo non avrebbe dovuto essere una sorpresa per noi, non solo perché in base alle tradizioni che risalgono all’epoca di Caterina II, sotto il cui regno fu ventilata l’idea di una spartizione dell'Oriente Europeo fra le due monarchie, non é mai stata ritenuta impossibile una intesa per ciò che oggi con linguaggio più moderno si chiama delimitazione delle rispettive zone di influenza, ma perché anche in un documento ufficiale pervenuto alla Consulta, era stato preveduto fino da parecchi anni prima. In un rapporto, verso la fine del 1891, il barone Gal-vagna, allora nostro Ministro a Belgrado, previde alla distanza di sei anni, tutto quello che é accaduto dippoi, e mi duole di non poter riportare qui, perchè occuperebbe troppe pagine, l'interessantissimo documento che prova l'acume del compianto diplomatico e la leggerezza del Governo nostro, il quale non lo tenne in quel conto che meritava, poiché spiegando tutte le ragioni e per quale concorso di circostanze 31