24^ VI — SCUTAR! E IL SUO LAGO il vaporino destinato al servizio della nostra posta sul lago. Altra sorpresa gradevole, che fa pensare a tante cose, è il sentire gli ufficiali turchi e i doga nieri parlare tutti quanti in italiano, e il constatare che sono abbastanza gentili. Con me almeno non insistono per aprire le valigie, nè badano a due libri che ho in mano. Naturalmente hanno voluto vedere il mio passaporto, documento che bisogna esser rassegnato in questi paraggi a far vedere ad ogni richiesta. Anzi nell'interno, appena vi allontanate dalle città principali, nemmeno il passaporto basta più. Ci vuole un permesso speciale rilasciato dalle autorità turche: il famoso lekschere. Stavo per recarmi in città, lieto di vedere che tutto era andato bene e senza inconvenienti, tanto per me come per gli altri viaggiatori sccsi dal Djnitja, quando, tutto a un tratto, dalle grida che sento, capisco dev’essere sorto qualche litigio. Ritorno qualche passo indietro e m'accorgo che chi è alle prese coi doganieri, è il padrone del il quale non ha pensato a portare con sè, o ha dimenticato altrove, il suo passaporto, e strepita come un ossesso, dicendo essere la cosa più stupida di questo mondo, il pretendere da lui che va e viene quasi ognigiorno.il passaporto, come se non sapessero chi egli è. Ben inteso grida e bestemmia in italiano come pure parlando italiano, cercano di persuaderlo del suo torto gli ufficiali turchi incaricati del servizio di polizia. Il tono della disputa si fa sempre più acre, perchè questi ultimi insistono nel non volerlo lasciar passare, e l'altro deve andare assolutamente in città per i suoi affari. A un certo punto il maltese grida: — Io passo lo stesso, e se credete di prendere da