132 III — IMI. NARENTA A CATTA HO rcnta, c la strada deU’Erzegovina. Oggi Gabela è un piccolo villaggio composto di poche case il cui nome è abbastanza conosciuto, solamente perchè è il punto nel quale si biforca la ferrovia Un tronco brevissimo, di quattro chilometri circa, come ho detto, conduce a Mctkovich, l’altro va verso Cattaro con due altre diramazioni. Si arriva a Gabela col treno del mattino, verso le otto, ci si ferma qualche minuto anche per cambiar treno e si passa dai comodi vagoni della linea Serajevo-Gravosa a quelli minuscoli del cosidetto trenino di Metckovich, composto in tutto e per tutto di un vagoncino di terza classe — o di quarta che sia — e di un altro, diviso in due scompartimenti, peri viaggiatori di prima e seconda classe. Ma il viaggio del tnnino non dura che 10 minuti, attraverso una pianura paludosa e quasi sempre in vista del gran ponte a tre grandi arcate, che segna il limite oltre il quale il N.trenta non è più navigabile. Il trenino passa assai vicino al ponte, ma non lo attraversa perchè la linea a. un certo punto, corre parallelamente e a pochi metri dalla riva destra del tiumc. Mctkovich è invece sulla riva sinistra. Alla stazione, due facchini, uno dei quali dice qualche parola d'italiano, si disputano l'onore di prendere le mie valigie e di condurmi a\VHotel. Veramente, non sono facchini ma portieri di albergo, giacché sul berretto di uno dei due leggo « Hotel J'Austria ». Mi ispira più tiducia dell'altro ed a lui consegno le mie valigie. Più che mai mi convinco d’aver scelto bene quando, dopo aver attraversato il ponte, veggo la scritta • Hotel Austria • su una bella casa a due piani, mentre 1 altro albergo, quello d'Europa, è assai più