Tra serbi e croati 451 ottomana, e fino al 1878 — cioè fino all’epoca del Congresso di Berlino — anche i croati non dissimulavano la loro simpatia per la Russia, e il loro slavofilismo. La notizia della vittoria di Plewna fu salutata per le vie di Zagabria con le più clamorose ed entusiastiche manifestazioni di gioia, al suono dell’inno russo. Fino a quel tempo i croati avevano agito come se dovessero formare una sola nazione coi serbi e con la speranza di poter costituire un giorno un grande Regno Illirico, che comprendesse tutte o quasi le terre abitate dai serbo-croati. E questo concetto era tanto slavo e russofilo, che vi fu un momento in cui le parole Illirici o illirico, considerate come evocatrici dello spettro panslavista, furono addirittura proibite dal Governo di Vienna. La differenza di religione non fu mai considerata come un ostacolo, tanto che il celebre monsignor Strossmayer — celebre non soltanto per essere stato l’apostolo del risveglio croato, ma altresì per la sua fiera opposizione al dogma dell’infallibilità del Papa — fu per molto tempo in trattative col Principe Michele di Serbia e col Principe Nicola del Montenegro — due sovrani ortodossi — per una azione comune in quel senso. Ma le cose mutarono completamente dopo il Congresso di Berlino, e l’occupazione della Bosnia. L’Illirismo, e ciò che con parola più moderna, sebbene significasse la stessa cosa, si chiamò poi l’Iugo-Slavismo predicato dal dotto prelato, cedettero il posto ad un altro sentimento più esclusivo, che trovò subito degli ardenti tribuni e che in breve volger di tempo conquistò tutto l’elemento croato. Il nazionalismo spinto eJ esagerato degli ungheresi fu l’esempio sul quale si modellarono gli apostoli del pancroatismo, i quali