470 XI - GLI ERRORI DELLA NOSTRA POLITICA esercitato — ed esercita — un’azione così deleteria. Ma mi sono riserbato di toccare più specialmente delle nostre relazioni con l’impero Austro-Ungarico e della nostra politica in Oriente, dopo aver reso conto del lungo giro, fatto a scopo di studio, attraverso i paesi della riva orientale dell’Adriatico. con la speranza di essere riuscito a dare un’idea complessiva delle molte questioni che si agitano in quei paesi, delle situazioni complicate che avvenimenti lontani e recenti vi hanno creato, e delle finalità cui mirano tanti e così svariati elementi in lotta fra loro. Per la sua posizione geografica l’Italia, attraverso l'Adriatico, è sempre stata in contatto con l’Oriente europeo, sia che dai nostri lidi partissero le legioni romane per la conquista delle terre balcaniche, o per spingersi ancora più in là, verso la Persia, o che dalle nostre spiaggie veleggiassero verso i porti d’O-riente, con intenti sopratutto commerciali, avendo completamente monopolizzato gli scambi in quelle regioni, le navi di Venezia: di quella Venezia che un poeta innamorato delle sue bellezze e delle sue glorie chiamò con frase felice la Roma del mare. E difatti, quando dopo il lungo servaggio, l’Italia accennava a ricomporsi a nazione — una delle ragioni più forti per le quali si osteggiava in Francia l’idea della unità italiana, era appunto la convinzione che l’Italia risorta avrebbe ripresa la sua antica posizione su questo mare e nel vicino Oriente. o Se l’Italia si unifica e si consolida — diceva allora uno scrittore francese — noi non potremo più difenderci dalla sua concorrenza commerciale. Le ferrovie assicureranno in breve a questa terra promessa il monopolio dei traffici del Levante! »Eraquesta