478 XI - GLI ERRORI DELLA NOSTRA POLITICA speranza che per le questioni balcaniche in genere e più specialmente per l’Albania, un accordo fosse stato veramente stabilito fra l’Austria e noi, giacché l’on. Ministro Prinetti, aveva dichiarato alla Camera, con una certa solennità, partecipandole la rinnovazione del Trattato per la Triplice Alleanza, che anche all’in-fuori della speciale intesa per l’Albania, l’Italia poteva sentirsi sicura che nessuna combinazione per essa pregiudizievole poteva essere a sua insaputa conclusa. L’aver fatto questa dichiarazione nello stesso discorso nel quale era dato al Paese l’annunzio della rinnovazione dell’Alleanza, doveva naturalmente far credere che nei patti qualche cosa si fosse aggiunto per salvaguardare i nostri interessi da quella parte. Il viaggio fatto fare dal nostro Sovrano, il quale iniziò le sue visite alle Corti europee andando a Pietroburgo, aveva anzi fatto nascere la convinzione che anche da quella parte l’Italia avesse trovato ottime disposizioni e che quindi dovesse entrare terza in un accordo fra la Russia e 1’ Austria nelle questioni balcaniche. Ed i commenti della stampa ufficiosa per quel viaggio ed a quelle dichiarazioni del Ministro inneggianti alla sua abilità, confermarono quella convinzione che dalle apparenze, se non dai fatti, sembrava giustificata. II viaggio del Landsdorff a Vienna del quale l’Italia non aveva avuto alcuna notizia preventiva, malgrado la visita del nostro Sovrano a Pietroburgo, la proclamazione del nuovo accordo Austro-Russo e le parole del Goluchowski alle Delegazioni, mostrarono chiaro come la nostra Diplomazia si fosse illusa e fosse stata ancora una volta giocata, scambiando forse delle vaghe assicurazioni per degli impegni formali. La disillusione fu enorme. E