oggi una lingua la quale non lascia dubbio sulla loro parentela coi rumeni d’oltre Danubio. La lotta si è andata facendo sempre più viva in questi ultimi tempi, anche perchè, a somiglianza di ciò che han già fatto i serbi, i bulgari e i rumeni d’oltre Danubio, i valacchi della Penisola Balcanica e quelli di Albania, hanno chiesto di avere nelle loro chiese preti valacchi i quali officino nella loro lingua. La propaganda ellenica che comprendeva come da questa concessione sarebbe colpita a morte, per mezzo del Sinodo di Costantinopoli vi si è sempre opposta, come ha sempre ostacolato, sfruttando la tradizionale contrarietà del Governo di Costantinopoli ad ammettere rappresentanti esteri nelle provincie, la istituzione di un Consolato Rumeno a Jannina. Ma recentemente, la Rumenia ha finalmente ottenuto di poter nominare un Console in questa città. Ero in Albania quando il nuovo Console di Rumenia arrivò a Jannina e fu in certo modo boicottato da tutto l’elemento greco, per cui, dopo circa 15 giorni, non era ancora riuscito a trovare una casa come sede del Consolato. Inoltre lo avevano anche insultato sulla pubblica via. Ignoro ancora adesso come le cose sieno andate a finire, ma rammento però di aver sentito ripetere da parecchie persone come non fossero solo i greci ad opporsi alla creazione del Consolato Rumeno e all’insediamento del suo primo titolare. Il Vali li aiutava sottomano perché già per i Governatori turchi, i Consoli, destinati per ragione del loro ufficio, a sindacare e controllare l’opera loro, sono a priori dei nemici. Quanto agli albanesi non hanno mai mostrato di preoccuparsi dei valacchi sapendo benissimo di non aver nulla da temere dalla Rumenia lontana.