368 Vili — VALLONA E IL SUO GOLFO Del resto, il nome dell’Aladro Castriota, il quale prima faceva il diplomatico spagnolo, e che solo da tre o quattro anni ha cominciato ad occuparsi dell’Albania, alla quale prima non aveva mai pensato, ed a fare atti e dichiarazioni da pretendente, non ha il menomo seguito in Albania. Egli vi è compieta-mente sconosciuto e il movimento che si impernia sul suo nome non è una cosa seria. Ci si spiega fino a un certo punto come, aspirando alla autonomia, parecchi di coloro che si occupano della questione albanese fuori dell’Impero Ottomano, possano aver posto gli occhi su chi porta il nome di Castriota, senza preoccuparsi molto di verificare e controllare l’albero genealogico degli Scanderbeg. Ma credo che pel momento — e specialmente da parte degli albanesi d’Italia — nuoccia l’imperniare la loro propaganda e la loro azione su di un nome, e possa paralizzare qualche volta un po’ anche l’azione dell’Italia, che pure non può che guardare con simpatia tutto ciò che può avviare l’Albania ad un migliore destino. Gli albanesi sanno troppo bene quale è il pericolo che, minacciando loro, minaccia noi pure nell’Adriatico, per poter mettere in dubbio questi nostri sentimenti. A torto i nostri uomini di governo — e questa colpa la ha un po’ anche la stampa — hanno trascurato di seguire il movimento col quale nei loro giornali (ve ne sono tre o quattro che si pubblicano in varie città d’Italia) e nelle loro associazioni, hanno sempre tenuto vivo il pensiero della nazionalità albanese, e cercando naturalmente di destare sempre maggior simpatie al di qua del mare per questa Italia della quale essi pure sono figli. Ad essi dobbiamo essere profondamente riconoscenti e grati. Ma forse